Eccomi di ritorno dopo mesi di assenza, causa lavoro, pigrizia e progetti vari, con una nuova recensione sul nostro caro amato rock cosmico tedesco.
Un bel giorno, girovagando in quel di Internet tra i tag "musica cosmica", trovai quest'album e rimasi colpito dalla sua veste grafica tanto che decisi di procurarmelo. C'è troppa musica in giro e si(!), tra i criteri che utilizzo per selezionare gli album meno conosciuti, c'è anche questo, la bellezza della copertina! Mi dissi: un artwork così intenso, ipnotico non poteva che contenere musica altrettanto maestosa!
Ebbene, non fu così! O almeno non era come me lo sarei aspettato.
Per smontare le mie aspettative bastarono i 5 minuti dell'apripista "Time Machine" dove la pur discreta melodia viene banalizzata dall'accompagnamento non all'altezza: un sequencer che pulsa ininterrottamente sulla fondamentale dell'accordo ed una batteria che non sarebbe fuori luogo in un brano dei Finley. Fortunatamente già dalla successiva "Silverrain" si possono dimenticare le leggerezze della prima traccia. Qui il synth, sempre accompagnato dalla batteria ( in questo caso più cadenzata e intimista) e da un arpeggio (di chitarra?), si destregga in valide frasi, inizialmente malinconiche, che sferzano andando ad assumere sapori epici.
La seconda parte del disco è formata dalle due suites che danno il nome al disco: " Atmosphere Part 1 " e " Atmosphere Part 2". Sebbene non manchi qualche passo falso qua e la qui la musica di Von Deyen raggiunge il punto più alto del disco, in particolare la seconda parte, di oltre 20 minuti, si rivela varia ed emotivamente coinvolgente, soprattutto nel crescendo finale dove cori sintetici accompagnano il procedere lento e incessante del synth fino alla ripresa dell'epico movimento che concludeva la seconda traccia. Atmosfere caute, viscerali, che vanno assaporate nella quiete della propria intimità.
Ma allora cosa di questo disco non mi è piaciuto? Prima traccia a parte si intende!
Nelle note della musica di Von Deyen purtroppo si può cogliere una spiccata influenza di Schulze. A volte persino irritante. Nelle ultime due tracce, in particolare, a farla da padrona sono le lente variazioni armoniche tipiche di Klaus, le sue tirate di synth che liberano tutta la loro energia a ogni, più o meno lungo, cambio di accordo. Appaiono quei tipici suoni sintetici che, filtrati in frequenza, generano pulsazioni che vanno e vengono presenti già in Irrlicht, Cyborg e molti altri. Un sequencer che segue schemi canonici e nulla aggiunge alla scena cosmica di 6-7 anni prima.
Per accorgersi di tutto ciò d'altra parte sarebbe bastato dare un occhio alle copertine dei lavori precedenti, "Sternzeit"e "Nordborg", e considerare che la data di pubblicazione dell'album in questione è il 1980. Lascio a voi capire il perchè. Io dopo aver ascoltato Atmosphere e visto le cover art dei suddetti album non ho avuto il coraggio di ascoltarli!
Album troppo derivativo per i miei gusti. Non riesco a valutare eccellente un sound riproposto con poche modifiche quasi un decennio dopo la sua prima comparsa. Forse sono troppo severo nel giudicare un'opera che resta comunque estremamente godibile e coinvolgente soprattutto per appassionati del genere (anche per me ) e che estende il periodo della musica cosmica dalle tinte ambientali oltre il decennio dei 70.
Voto in decimi 6,5
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