E' l'antidiva per eccellenza, l'incarnazione della gioventù senza lustrini e paillettes, la redenzione umana dalla pomposità dei club; sta a Lady Gaga quanto il caviale del Volga (sta) all'aranciata del discount.
Adele Laurie Blue Adkins è un boccone amarissimo per le attuali femmes fatale tutto sfarzo, lussuria e sound spacca timpani: giovane inglesina rubizza, pacata, acconciature retrò Etta James style, sguardo da cerbiatto disneyano, abbigliamento non proprio ricalcante la stravaganza e l'eccentricità contemporanee, purezza e sobrietà quasi verginee. Considerando le ridondanti esagerazioni musical - mediatiche attuate dalla spavalda Germanotta e il consenso di massa che affluisce nella tesoreria della sua major, sarebbe impensabile che una personalità così lontana dai riflettori possa ricevere acclami persino negli States emigrati dal ghetto alle discoteche. Ciononostante, l'album 21 è il trionfo musicale del 2011, ha sbaragliato la concorrenza delle reginette dance, proponendo una buona carrellata di brani semplici, immediati, ben costruiti, corposi, densi di pathos ed emozioni, tangibile dimostrazione che successo, talento, look acqua e sapone e mise anti - passerella sono in grado di convivere senza troppi screzi e produrre musica di alta qualità
L'artista si è già candidata pochi anni or sono - ancora semi adolescente - con il lavoro di debutto 19, a nuova esponente del neo - soul. 21 è la prosecuzione ideale di questo coraggioso intento: una tonalità vocale accesa, acuta, calda e intensa avvolge sontuose melodie soul - rock/alternative, intervallate da sincere improvvisazioni country, swing e blues dal sapore fortemente retrò e nostalgico. La consistenza dell'album risiede nella corposità dell'organico, nello straordinario connubio voce - strumenti e nell'assoluta mancanza di orpelli elettronici e/o danzerecci, elementi che denotano la particolarità di un lavoro completamente distinto dall'attuale trend discotecaro.
Con la prima tranche di brani Adele sposa un sound soul/rock dalle tinte prevalentemente malinconiche: Rumour Has It scandisce una gotica marcia rock - alternative accorpata a pesanti percussioni, cupi cori di sottofondo e un breakdown di pianoforte, Rolling In The Deep segue la medesima solfa senza l'alone rarefatto della precedente; Set Fire To The Rain si innesta, ancora una volta, su leggere liriche melodie soul/rock e corposi archi forgianti un notevole sposalizio di emozioni e atmosfera.
Il testimone passa, successivamente, a pezzi di matrice quasi esclusivamente acustico - classica all'interno dei quali predominano improvvisi e irregolari climax vocali ed il vigore "orchestrale", esacerbati, soprattutto, nelle numerose ballate piano - voce: da sottolineare la struggente Someone Like You, il sapore gospel/soul di Take It All, tributo alle leggendarie dive black anni ‘50, e l'iperbole classica della romanticissima Turning Tables. Notevoli anche le effusioni country-blues: Don't You Remember, pacata ballad dal retrogusto pop-rock, If It Hadn't Been For Love, semplicissimo accompagnamento chitarra - voce e la verosimigliante Hiding My Heart, anch'essa completamente acustica, scevra di percussioni. Gradevoli, infine, il soul/blues con sporadiche venature R&B retrò in One And Only e la funky - inspired I'll Be Waiting.
Questo è l'album della ragazza poco più che ventenne che sfida i big della tamaraggine odierna. E che li sta stracciando uno dopo l'altro, sviscerando semplicità e basicità quasi dimenticate, occultate tra luci di strobo e pomiciate alcooliche.
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