OMERTA’: regola non scritta della malavita che regola la solidarietà fra membri di gruppi atta a coprire le colpe altrui per salvaguardare i proprio interessi.

Se fossimo al cospetto di Don Vito Corleone, a tutti verrebbe da dire solo una cosa: “FIGATA!!!”; sperando la mattina dopo di non trovarci una testa di cavallo nel letto o di non essere crivellati al casello delle autostrade italiane perchè il telepass non funziona.

Ma non siamo in quel contesto e purtroppo la situazione è più triste che mai. Si, perché se leggiamo sulla carta nomi come Russell Allen e Mike Portnoy, la nostra esclamazione non si fermerebbe solo all’organo genitale femminile (che poi è una delle cose che da più gioia al mondo intero) ma andremmo ben oltre. Il problema è che il limite imposto è troppo riduttivo.

“Omertà” è il titolo dell’album di debutto degli ADRENALINE MOB; definito groove oppure heavy oppure trash... ma a quanto pare nemmeno loro sapevo che genere fare. E per l'appunto solo chi sa applicare dell’omertà potrebbe convincere a prendere questo disco… se avessimo pure una 45 puntata alla tempia!! (per salvarci da morte certa comunque sappiamo dove andare a parare).

La line up stuzzica (e prematura la supercazzola con lo scappellamento a destra) perchè oltre ai due mostri sacri già citati, annovera gente di tutto rispetto e che sa il fatto suo… ma allora perché un album così povero? Sembra di sentire il gruppetto di giovinotti che va in sala registrazione per la prima volta e la mamma dietro il vetro ad annuire sordamente.

11 track molto spinte; lo si capisce subito con la prima “UNDAUNTED” che però non lascia molto il segno. “PSYCHOSANE”, “INDIFFERENT” e “ALL ON THE LINE” sono in salita… poi il baratro… le canzoni diventano così tutte uguali che se uno lo mette come sfondo mentre fa i mestieri in casa (sempre per la mamma) arriva ad un punto che si chiede: “ma quanto cazzo dura sta canzone?” E poi finisce l’album!!!

Molti si sono addirittura chiesti perché non assoldare un certo Zakk Wylde visti i frequenti passaggi che lasciano una eco.

A volte si ha l’impressione di sentire gli Shinedown (il che non sarebbe male) in quanto una canzone assomiglia molto al loro stile sia di suoni, che rifanno molto al riff, sia per il cantano che non lascia molto di sottointeso.

Ma anche questo non basta a lasciare il segno o altri omaggi al femminino sacro.

L’album tutto sommato non è poi così male: tutto si basa su che tipo di personaggio siamo. Se siamo gente che aspetta subito lo shock dalla prima track (il primo che mi viene in mente è “BEYOND THE BLACK HOLE” dei GAMMA RAY), o se siamo gente che anche dopo il primo ascolto, non troppo coinvolgente, continuiamo ad ascoltarlo e riascoltarlo fino a quando riesce addirittura a farselo diventare simpatico. Oggettivamente parlando, non sapevo cosa aspettarmi da questi ADENALINE MOB; sicuramente non un prog alla Dream Theater e nemmeno una qualche invenzione alla Simphony X, condividendo la voglia di cambiamento di Portnoy, quindi pensavo a un qualcosa di aggressivo e tirato ma anche articolato ed elaborato.

Merito lo voglio dare a “COME UNDONE”, “DOWN TO THE FLOOR” e “ANGEL SKY” le uniche che sembrano un po’ più ricercate e sicuramente si avvicinano alle aspettative.

Per il resto credevo davvero a qualcosa di più. Il cinema tirato in piedi da Portnoy, al quale io davo pieno appoggio, come dicevo, a ‘sto punto diventa nullo.

Buona prova dei singoli e allora proviamo a dare la colpa all’imbarazzo del primogenito e diamo la fiducia aspettando, in primis di vedere cosa combinano live, di conseguenza poi, il secondo lavoro che vedrà una line up diversa.

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