Nel 1969, Celentano cantò la sua “Storia d’amore”, probabilmente il mio pezzo preferito del molleggiato.

Il brano fu scritto in collaborazione con Luciano Beretta e Miki del Prete, due pezzi grossi del celebre CLAN. Questo trio firmò altre canzoni tra le più famose di Celentano: 'Chi non lavora non fa l'amore', 'Mondo in Mi 7' (con Mogol), 'Sotto le lenzuola' e 'Viola'.

Celentano, all’epoca era all’apice del successo. L’anno prima era uscita quella che può essere considerata, insieme con ‘Il ragazzo della via Gluck’, la sua canzone più famosa: ‘Azzurro’ con la musica del geniale Paolo Conte ed il testo di Vito Pallavicini, paroliere pilastro della musica leggera italiana di quei tempi, il quale telefonò ad Adriano un giorno e gli disse: "mi è venuta un'idea pazzesca, però dobbiamo vederci, perché te la devo spiegare di persona. Ho scritto il testo di una canzone su una musica di Paolo Conte che non puoi non incidere perché sarà l'inno degli italiani".

Ci aveva visto giusto. Azzurro fu un successo immediato e travolgente, il 45 giri più venduto nel 1968, considerando che il lato B era niente meno che ‘Una carezza in un pugno’ altro pezzo da 90 del nostro.

Tuttavia, l’anno successivo, Adriano Celentano era così entusiasta della sua storia d’amore, prossima all’uscita, che arrivò a dichiarare che questo brano avrebbe addirittura superato il successo di Azzurro (ma si sbagliava).

Ad ogni modo non posso biasimarlo per quella previsione infondata perché questa canzone è davvero eccezionale.

Una storia d’amore sbagliata, maledetta, finirà male… ma è una storia in tutto e per tutto. Inizio, svolgimento, fine. Un racconto in 3 minuti ed hai tutto davanti agli occhi. Una tipica storia d’amore italiana di quegli anni, gli anni 60 che stanno per finire… ma il brano è sporco, tosto e maledetto, moderno... già tipicamente ‘settantiano’.

Si conoscono al mare. In spiaggia lui, per mettersi in mostra agli occhi di lei, fa il pagliaccio ma lei sembrerebbe dar corda a tutti tranne che a lui… perché? Perché è proprio lui che a lei piaceva... Lo amava dunque? O lo odiava? Perché per farlo ingelosire, quella notte in riva al mare andò con quell’altro?

Non ci è dato sapere ma sappiamo che sposerà l’altro, che coi suoi soldi ha comprato il suo corpo non certo il suo cuor. Forse il nostro è troppo stravagante (un pagliaccio), forse è squattrinato, forse lei è una squallida borghese, chi lo sa, diciamo che io la vedo più o meno così.

Un giorno l’altro va da lui e gli chiede di lei, sua moglie, è scappata non c’è più… Dovevi immaginarlo gli dice lui, lei moriva per me! E dove è scappata lei se non per tornare da lui, finalmente tra le sue braccia, finalmente sua nella sua stanza? Ma lui la rifiuta anche se lei era così bella (sembrava un angelo), così calda, col suo corpo così vicino al suo. Lui fa il duro, resta di pietra e, anzi, le molla anche un bel ceffone e la rimanda dal marito, la caccia via.

Lui ora è di nuovo solo, sul suo letto, dorme sogna piange… rivive in sogno la scena della stanza ma nel sogno la bacia non le dà uno schiaffo su quel bel viso. E la scena che si ripete anche nelle parole e dove cambia solo il finale è accompagnata da un coro femminile, onirico, dolente.

Il brano ha un incedere incalzante fin dall’inizio, cupo, periglioso, finirà male lo percepiamo subito. Voce e pianoforte, una marcetta plumbea e minacciosa. Arriva poi la chitarra con due schiocchi sordi che anticipa il celebre ritornello. Il ritmo accelera entrano le percussioni.

Verso la fine, come già detto, lui rivivrà in sogno la scena della stanza accompagnato dal coro femminile e dagli archi, che sembrano volare nervosi nella stanza come uno sciame di zanzare. E quando tutto è finito sarà la fisarmonica a portarsi via, in un assolo magnifico e delirante, questa maledetta storia d’amore mai nata per colpa dei soldi e dell’orgoglio.

Dedicata a @CosmicJocker che mi ha chiesto di scrivere una recensione musicale ed a @SandroGiacobbe grandissimo autore di recensioni sulla musica leggera italiana di questo periodo.

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