Mi ricordo che in quel periodo leggevo quel librone di Dottor Ieschi, “Derelitti in castigo”. Oddio, uno svasamento di gonadi terribile, però c’era un’atmosfera di fondo piuttosto affascinante. La stessa atmosfera che spesso si ritrova nei dischi degli autori nordici: goccioline di nebbia, atmosfere cupe e tediose, pacatezza, doom, fughe spaziali e psichedeliche di chitarre dalle note lunghe e, volutamente, inconcludenti, cantati che paiono provenire da dimensioni lontane ed assonnate e, di fondo, tastieroni malati di protagonismo costretti, invece, a fare da comparsa. Eccoci.

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