"Just Push Play" è l'ennesimo album in casa Aerosmith, uscito nel 2001, quindi quasi trent'anni dopo il loro esordio discografico. Uscito anche un paio d'anni dopo il successo della ballatona commerciale "I Don't Want To Miss A Thing". Quindi i fan dell'ultima ora pronosticavano un album commerciale, e così (almeno in parte) è stato. La copertina sembra ritrarre una sorta di Marylin Monroe futuristica circondata da un sfondo rosa, molto carina.

Il disco si apre con "Beyond Beautiful", ovvero un bel pezzo hard rock che ci fa capire le intenzioni degli Aero, l'inizio non è affatto male, con la chitarra di Joe Perry che intreccia assoli veramente interessanti. Il secondo brano è appunto "Just Push Play", brano che farà storcere il naso ai fan storici della band: qui troviamo un pezzo elettronico miscelato a un pizzico di hard rock, tuttavia il pezzo è davvero tostissimo e provoca un'insana voglia di ballare seguendo i riffettini di Joe Perry e le voci di Tyler che qui vengono mixate e scratchate; al tutto aggiungete non una, ma due batterie e otterete un mix esplosivo!! Non so perchè ma dopo un paio di ascolti mi rendo conto che questo pezzo sembra avere più di un riferimento a "Walk This Way"... E' il turno di "Jaded", pezzo con un ritmica molto interessante e con un video davvero fantastico, il pezzo ci riporta agli Aerosmith più classici anche se il pezzo in questione può essere benissimo etichettato come commerciale. Tocca alla ballatona di turno, ovvero "Fly Away From Here", pezzo molto interessante ma che all'epoca ebbe scarso successo come singolo, forse perchè paragonata alla strafamosissima canzone di Armageddon; tuttavia il testo è bellissimo e la prima parte (voce più pianoforte in crescendo) è davvero bellissima ed emozionante. Aggiungete poi una spolveratina di orchestra ed otterete un pezzo orecchiabile e dolcissimo allo stesso tempo. Torniamo ad atmosfere più rockeggianti con "Trip Hoppin'", dove l'hard rock si unisce a una sezione fiati molto interessante, il pezzo è abbastanza carino ma forse si poteva fare meglio, a salvare la baracca ci pensa Joe Perry che con la sua chitarra ci regala assoli, riff in quantità industriali. "Sunshine" è anch'esso un pezzo molto "poco rock" con la presenza di chitarre acustiche, ma putroppo questo brano lascia parecchio indifferenti.
"Under My Skin" ha un intro molto elettronica, intro che viene poi devastata dall'ingresso della chitarra di Perry e dal suo riff schiacciasassi, il disco recupera un pò grazie a questo pezzo e al suo ritornello molto orecchiabile e alla fisarmonica di Tyler, che qui si miscela a un pizzico di orchestra e di sezione fiati. Altra ballatona: "Luv Lies", abbiamo qui brano un pò più "povero" di arrangiamenti e comunque emozionale: purtroppo però abbiamo la conferma che il gruppo si è un pò troppo fossilizzato con le ballate e ha messo da parte il lato più hard del loro repertorio musicale. "Outta Your Head", altro pezzo elettronico e hard rock, dove Tyler... rappa!! Cazzo, questa non me l'aspettavo!! L'esperimento tuttavia può risultare interessante anche se dagli Aerosmith ci si aspetta più rock e meno rap. Anche "Drop Dead Gorgeous" ci segnala la presenza di sintetizzatori e quant'altro: la strofa è affidata al cantato poco efficace di Joe Perry mentre nel ritornello si vede, anzi si sente Mr. Tyler come sempre in grandissima forma. "Light Inside" è un buon pezzo hard rock che finalmente alza il livello dell'album: una strofa veloce, hard, e un cantato altrettanto veloce di Steven, peccato che il ritornello sia qualcosa di elettronico meglio identificabile come merda... peccato!! Per chiudere il disco in bellezza cosa serve?? Una ballata, è ovvio!! "Avant Garden" è un pezzo molto intimo almeno nei primi secondi (chitarra acustica e voce suadente del singer), poi si arricchisce di batteria e naturalmente orchestra... Abbiamo poi una bonus track che, paradossalmente, è forse uno dei pezzi migliori del disco, anche perchè non è pomposo come i precendenti brani, molto interessante.

Alla fine questo disco può essere bollato come "sperimentale", anche perchè qui il gruppo entra in contatto (e pesantemente anche) con l'elettronica, peccato che il risultato non sia del migliori. Quello che ci si aspetta dagli Aerosmith, ripeto, è il buon vecchio hard rock che ci hanno sempre propinato ma che, almeno per chi scrive, non è mai stato banale o ripetitivo. Due aggettivi che caratterizzano questo disco.

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