Quello che sto per recensire è uno dei dischi del gruppo bostoniano che è stato abbastanza criticato. Edito nel 1978, dopo due lavori come "Rocks" e "Draw the Line", il primo dei due citati è da molti considerato il miglior album del gruppo, il secondo invece è un buon lavoro, ma che all'ombra del primo sfigura, tutto sembrava andare come sempre, tra soliti eccessi in droghe, alcohol e sesso, il manifesto del rock'n'roll insomma. Ma qualcosa non girava per il verso giusto, il chitarrista Joe Perry, stanco degli eccessi del cantante Steven Tyler discute molto duramente con quest' ultimo e alla fine decide di abbandonare tutto (più avanti formerà i The Joe Perry Project) e pianterà la band durante le registrazioni del disco.
Tyler & co. allora sono costretti a cercare un nuovo chitarrista e la scelta ricade su Jimmy Crespo, il quale è dotato di indubbio talento, ma poca esperienza in sede live e qui inizia il periodo più oscuro per gli Aerosmith, infatti l'anno dopo abbandonerà pure l'altro chitarrista, ovvero il ritmico Brad Whitford e verrà poi rimpiazzato da Rick Dufai, ma questa è un'altra storia. Nonostante tutto questo lp non fu un fiasco, dato che si piazzò al quattordicesimo posto della classifica americana, non fu neanche un brutto lavoro, perchè comunque tutti i pezzi sono veramente buoni e anzi, il sound sarà ulteriormente indurito.
Probabilmente i critici si sono fermati all'apparenza, ovvero a vedere, o meglio ascoltare il disco immaginando di non avere di fronte i veri Aerosmith, dato che molte delle parti di chitarra sono state portate a termine do Crespo, ma se, come me,si ascolta questo lavoro trovato per caso, senza sapere nemmeno chi fossero questi Aerosmith, si troverà questo disco davvero pregevole e ci si accorgerà che mentre si ascolta una canzone come "Mia" o "No Surprize" si proveranno emozioni davvero belle.
Dedichiamo questa parte di recensione alla descrizione delle canzoni, si parte con la sopracitata "No Surprize", ritmo davvero incalzante e a parer mio abbiamo davanti una delle più belle canzoni degli Aerosmith, con "Chiquita" si ha un ritorno al blues, refrain di chitarra mischiati a quelli di sax e voce di Tyler molto incisiva. Arriva adesso la prima cover, un brano di Morton: "Remember", pezzo lento che però non mi cattura e mi lascia parecchio indifferente. La seguente "Cheese Cake" è un altro bel pezzo rock, in "Three Mile Smile" troviamo dei riff abbastanza rock blues per una canzone sempliciotta. "Refer Head Woman" è sulla struttura della precedente, ma Tyler va molto più basso, si tratta di un' altra. "Bone to Bone" è invece la più tecnica del disco, linee chitarristiche elaborate e cantato normale. La penultima è ancora una cover, "Think About it", canzone che penso sia degli Yardbirds, ma potrei sbagliarmi, ritmo veloce e ritornello memorabile. Adesso è giunto il momento del capolavoro, "Mia", Tyler è in formissima e la sua voce è molto delicata, tra acuti dolcissimi e assoli lenti mi ha fatto venire i brividi.
Per concluder posso confermare quello che ho affermato inizialmente, è un bel disco, in perfetto stile Aerosmith, di li a poco la caduta e anche la "risurrezione".
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