Oggi da me c'è brutto. Le nubi minacciano di piovere da un momento all'altro; il vento non dà segni di cedimento, anzi impetuoso manifesta la sua ira con sempre più ardore e violenza. Non posso uscire in città. Non posso nemmeno sostare in giardino e sedermi sotto quel bel cedro del Libano a finire l'ultimo di Rat-Man, sotto quei caldi raggi di sole che piacevolmente penetrano fra le sue fronde maestose e s'infiltrano e ti solleticano il viso e le gambe.
Ma per fortuna ho la mia musica, penso sollevato; giungo di corsa nella personale 'sala ascolto', una piccola e buia stanzetta tutta coperta di posters enormi di Metallica, Deep Purple, Doors, Tori Amos, uno enorme di Lisa Gerrard e Brendan Perry e non ricordo più; mi avvicino a quel gigantesco armadio che occupa praticamente tutta la parete. So cosa ci vuole: musica leggera ma non troppo, forte, intensa e molto, molto divertente; benissimo, ho la sezione adatta. Cerco: No Doubt, ABBA, AC/DC, Linda Perry, Courtney Love, Elio e le Storie Tese... ecco! Ecco cosa ci vuole! Aerosmith è la parola magica! Inserisco il primo disco del Greatest Hits...
"Mama Kin", interessante, "Dream On", fantastica, "Walk This Way", incalzante... "Dude (looks like a lady)", divertente, - per chi non lo sapesse è la colonna sonora di Mrs. Doubtfire - ... "Love in an Elevator", idem.
E si passa dunque al secondo album: qualche lacrima da tutte le parti, soprattutto nella superblasonata "I Don't Wan't to Miss a Thing" - colonna sonora di Armageddon.
...E mi sento di nuovo felice.
In sintesi, il gruppo di Boston, capitanata dal grande vocalist Steven (Tallarico) Tyler, di origini Italiane - Campane, mi pare - e dallo sfrenato chitarrista Joe Perry, è una perfetta ed incomparabile trovata, oltretutto commerciale, divenendo una delle band hard rock con il più alto numero di copie, sui cento milioni, e riuscendo, coi loro particolari ritmi orecchiabili e ripetuti con ostinazione martellante, a conquistarsi un solido posto nella storia della Musica come continuatori di una musica che ha avuto origine negli anni '60 da gruppi come i Deep Purple e che, grazie a loro, si è evoluta e plasmata secondo le mode del tempo, fino però a divenire pop (ormai prevalente negli ultimi albums; un Pop comunque con la 'P' maiuscola).
Un gruppo interessante, dunque, che tuttavia non scava in profondità come avrebbe potuto tanto nel ritmo quanto nelle parole e nei temi in cui alcool, droga, sentimenti fasulli, statiche emozioni e un'"amore di plastica", come direbbe la nostra vecchia e cara Cantantessa, sono gli unici e soli protagonisti... Per questo ho deciso di consigliarne la più bella e divertente antologia dei loro successi, anche se io le odio, le raccolte: perché anche solo questo basta per assaporare il brio e la sfrenatezza di Steve e soci; tuttavia se, come me, ti scoppia un bel giorno l'aerosmith-mania (si può dire?) e se, ancora come me, t'arrivi a togliere lo sfizio di comprarne tutta la discografia, che ben venga: in fondo è risaputo che se inserisci un loro qualsiasi album a portata delle tue orecchie, poi non riuscirai a tirarlo via tanto facilmente, e non te lo aspetti nemmeno che le tue gambe iniziano a muoversi incontrollabili, come impazzite, e ti scateni, e non ti puoi fermare, e...
...Ed alla fine di questa recensione, una domanda finale è d'obbligo: come sarebbe il mondo senza Nutel... ehm...
senza Aerosmith?
Una noia mortale, rispondo io!
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