Gli Aerosmith sono un gruppo che negli anni '70 ha conosciuto il massimo splendore, pur guadagnandosi il nome di "Toxic Twins" per il loro grande abuso di droghe, il quale nel 1978 ha portato la band ad un passo dello scioglimento, quando il chitarrista Joe Perry, durante le registrazioni di "Night in the Ruts", stanco degli eccessi del cantante Steven Tyler andò via, subentrò così Jimmy Crespo, in seguitò abbandona anche Brad Whitford, la band allora lo rimpiazza con Rick Dufai e incidono "Rock in Hard Place", album decente, ma senza successo, ritornano poi i due chitarristi originali ed esce "Done Wth the Mirrors", discreto, esce li doppio "Classic Live" e nel 1987 "Permanent Vacation" e nel 1989 arriviamo a noi con "Pump".
Bene. Lasciamo questo frangente di storia e arriviamo alla recensione, l'album parte con "Young Lust", pezzo molto tirato, il quale se vogliamo, ci fa capire le intenzioni della band di tralasciare un po' quel glam che aveva influenzato il precedente lavoro, in questa song vediamo un Tyler davvero in gran forma e il solito Perry ispirato, da sottolineare anche il breve assolo di batteria nel finale da parte di Joey Kramer, subito si attacca con "F.I.N.E.", canzone che è molto veloce e Tyler prende fiato poche volte, giusto per simulare l'atmosfera eccitata del testo molto erotico, purtroppo manca l'assolo di Perry, ma può andar bene così, una folla e le parole di una signorina gentile e "sporca", fanno da introduzione a "Love in a Elevator", altro testo "hot" per una canzone con grandissimi riff, un cantato di Tyler veramente espressivo, dei cori ben organizzati, un bel ritornello e gli assoli spettacolari di Perry ne fanno da padroni, secondo me questa è la canzone più bella del disco. La quarta canzone è "Monkey on my Back", con un introduzione un po' ipnotica, che lascerà il passo ad un ritmo molto incalzante, qui Tyler canta su note altissime ed è memorabile l'urlo di metà canzone, da notare anche il testo che parla di droga e della difficoltà di uscirne, la "Water Song" fa da introduzione ad un pezzo che diventerà un classico degli Aerosmith, trattasi di "Janie's Got a Gun", note all' inizio veramente basse, ma in seguito accresceranno sempre di più e gli acuti di Mr. Tyler lasceranno il segno, delle note di mandolino ci porteranno sul ritmo incalzante di "The Other Side", altro classico, anche se, secondo me la canzone sarà un pochino sopravvalutata, passiamo alla traccia numero sette, "My Girl", che nulla toglie nè aggiunge a questo album.
Nel frattempo siamo arrivati verso la parte finale di questo disco, con "Don' t Get Mad, Get Even", traccia che all' inizio è calma, ma poi diventerà sullo stile delle altre, così come la assai più bella "Voodoo Medicine Man", dove assolutamente il singer da l'impressione a non riuscire a stare calmo, arriviamo ora ad una gemma di questo capolavoro, "What it Takes", ballata veramente spettacolare e con un Tyler in formissima, cantato dolce, ma a tratti altissimo e così chiudiamo in bellezza questo lp.
Lo stile degli Aeerosmith è secondo me cambiato e si sono anche fatti "nemici", come molti fans hanno rinnegato la band, accusandola di essere diventata troppo commerciale, beh! In un certo senso è vero, ma dopotutto qualche volta bisogna pur cambiare stile.
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