Può un lavoro di quattro tracce e poco più di venti minuti di durata riuscire a conquistare totalmente l'ascoltatore?
Non parliamo di death metal o di sound martellante ed ossessivo questa volta, ma di un e.p., il secondo, di un gruppo lombardo, gli AEternal Seprium, che suonano un metal classico con pesanti incursioni nell'epic e concessioni al thrash. Vengono precisamente dal Seprio, zona della provincia di Varese cui il gruppo già dal nome si sente molto legato.
Quattro pezzi molto variegati, che mantengono tuttavia uno stile personalissimo che non ha emuli nel metal odierno. Quando i tempi rallentano l'ombra dei Manowar non si sente più di tanto, non si ricorre fortunatamente agli stilemi in cui anche il buon "Blood On Ice" dei Bathory ricadeva, su tutti l'imitazione della batteria di "Battle Hymns". Anche la chitarra cerca di essere innovativa per il genere suonato: da manuale l'assolo in wah-wah dell'opener, che inizia con coretti degni dei migliori Virgin Steele, per poi proseguire battagliera con una prestazione vocale che rasenta la perfezione, toccando lidi kiskeiani nei ritornelli, ma anche punte di asprezza nello stile dell'Halford di "Painkiller". Altro pezzo da novanta è "The Oak And The Cross", dove trovano posto ospiti d'eccezione come il growl, il violino e l'arpa dei Furor Gallico. Si tratta del brano più vario del disco, uno stacco di basso al cardiopalma al centro del brano ci dice di non sottovalutare questo strumento, mentre la parte rallentata è monopolizzata dagli ospiti, che disegnano paesaggi d'altri tempi. Meno cangianti, ma più aggressive ed altrettanto coinvolgenti "In The Sign Of Brenno" e la conclusiva e patriottica "Under The Flag Of Seprium", soprattutto quest'ultima fa emergere nelle strofe il background maideniano del gruppo -ad esempio negli intrecci chitarristici-.
Abbastanza recente è la notizia della firma per la Nadir Music (ancora loro!), che entro la fine dell'anno produrrà il debut album della band, che stando alle premesse di questo e.p., è un capolavoro annunciato.
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