La mia vita in un buco nel terreno, si riesce a scorgere una fosforescente giungla psichica da lì, la terra ed il fango cingono e risucchiano come putride sabbie mobili, ma una volta usciti si può strisciare tra le sterpaglie di quella giungla, attirati da strani echi in lontananza.

La natura nella giungla psichica è violenta, le sterpaglie secche ed appuntite giallo paglierino sono imbrattate di sangue, strisciare come un predatore in mezzo a cumuli d' ossa sul secco terreno sembra essere l' unica via che conduce a quegli echi in lontananza, ora sempre più vicini, si fanno suono.

Un turbine reiterato ed ossessivo di percussioni appare come la salvezza fatta carne, la miriade di suoni e le poche voci che entrano ed escono dallo spettro sonoro hanno l' ossessiva disperazione di mosche che cozzano contro un vetro senza sosta, i fiati mutano forme e modi con preoccupante continuità, ora legati a tradizioni etniche quartomondiste, ora trasfigurati in barriti d' elefanti o uccelli urlanti costretti in gabbia.

Il centro di tutto però è un' altro: il groove, un micidiale e soffocante basso che ti sventra letteralmente, ti fa a pezzi, la sua illimitata profondità incute timore reverenziale, ti fa muovere il culo ed il capoccione a suo piacimento, induce ad una stasi ipnotica, le sue tonanti vibrazioni intorpidiscono i sensi, e sono suo, non tornerò più in quel buco nel terreno, un mucchietto d' ossa ora biancheggia al sole sul secco terreno.

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