Un consiglio: non fermatevi al primo ascolto: è sicuramente diverso dagli album a cui gli Afterhours ci hanno abituato.

È stato questo il mio primo pensiero non appena ho finito di ascoltarlo... e devo ammettere che c'è voluto un pochino per apprezzarlo come lo apprezzo ora; è un album tetro, mancano quegli sprazzi di colori brillanti che comunque erano qua e là sparsi nei precedenti lavori ... qui sembra di non prendere mai fiato, è come respirare aria stagnante...
Ma lasciandosi prendere dalla voce di Manuel, ascoltando gli splendidi testi che come al solito riesce a sfornare, e lasciandosi andare... ci si rende conto che in quella malinconia in fondo si sta bene, e che non ci si riesce quasi a farne a meno. Croce e delizia, direi.
La title track rimane immediatamente impressa, ed è la perfetta sintesi dell'album: si trova infatti a metà fra canzoni dalle influenze più rock come "È la fine la più importante", e pezzi decisamente più cupi come "Carne Fresca" e "Chissa com'è".

La mia preferenza va però all'apertura dell'album, "La sottile linea bianca": sensuale e delicata, rappresenta secondo me lo stile Afterhours alla perfezione.
Quello stile che Manuel ha inventato e ci ha insegnato ad amare.

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