Afterhours. Quelli che avevano cominciato pubblicando album in inglese che facevano la gioia di Alternative Press e attiravano l'attenzione della Geffen. Poi sono arrivati Arezzo Wave e la cover di “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano, e quelle meno surreali e distorte de “La canzone di Marinella” di De Andrè e “La canzone popolare” di Fossati (artista molto apprezzato da Manuel Agnelli). I primi successi, ad ogni modo, non sdoganano la band dalla propria dimensione underground, finché il gruppo non decide di passare alla madrelingua per l'aspetto testuale del proprio lavoro e ad un sound che mescola con abilità il noise-rock più sgraziato e spigoloso ad un grunge dal pathos nirvaniano, unendo il tutto ad una sensibilità melodica spiccatamente italiana e ad un'ironia bruciante che si materializza in testi costruiti secondo la logica schizoide e surreale del cut-up di burroughsiana memoria.
"Germi" è il loro primo album in italiano ed il primo di una lunga serie di piccoli capolavori (il cui punto più alto è indubbiamente l’acclamato “Hai paura del buio?” del ’97). Serie, a mio modesto avviso, a tutt’oggi ininterrotta.Tra perdizione e riscatto, odio e profonda volontà di amore, l’album mescola con disinvoltura temi privati e generazionali, usando una gamma di sonorità abbastanza varia e decisamente intrigante: ecco quindi spuntare numeri satirici e causticamente ironici come “Siete proprio dei pulcini”, una delirante invettiva rivolta agli “alternativi modaioli” (“dite che vi va di creare, siete proprio dei pulcini che a me va di mangiare”
) urlatissima e salace in odore di feedback e riff roventi, e la non meno stralunata “Giovane coglione”, decisamente più obliqua nella sua polemica e più sommessa nelle sonorità, accostabili al folk lo-fi dei primi anni ’90. In altre occasioni la band decide di rifugiarsi in argomenti più profondi e personali, le sonorità si addolciscono un po’ e accolgono linee melodiche suggestive, il capolavoro di questo aspetto della loro arte è “Dentro Marilyn”, dolce e sofferta canzone d’amore con un testo altamente poetico (“e l’anima brucia più di quanto illumini, ma è un addestramento mentre m’accorgo che so respirare”
) affiancata dalla notevole e musicalmente simile “Plastilina”, per non parlare della struggente e bellissima “Strategie”, altro loro vertice. “Vieni dentro” da sfogo alla loro anima viscerale e morbosamente luciferina, mentre i due numeri strumentali, “Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo”, un noise-rock che si arrotola su se stesso fino a diventare sempre più convulso, e “Porno quando non sei intorno”, sorta di dipinto sonoro per chitarra acustica sfregiato da feedback lancinanti in lontananza, offrono un “break” fantasioso e interessante.
Il chitarrismo eclettico di Xabier Iriondo si rivela fondamentale per la riuscita dell’album, e insieme alla duttile ugola di Manuel Agnelli inietta linfa vitale in tutte le tracce dell’album. L’album è appunto una specie di germe al quale è impossibile proibire di riprodursi nella mente di chi lo ascolta, un virus del quale sarete felici di esservi contagiati.
“E puoi non assaggiare per veder se il gusto se ne va…”
(Strategie)
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