È il 1995 e dalle nebbie del post-punk milanese esce allo scoperto con marchio Vox Pop il combo di Manuel Agnelli che già si era fatto notare con alcune produzioni in inglese (da recuperare During Christine's sleep del 1990) ma questa volta nella nuova formazione con Giorgio Prette alla batteria e Xabier Iriondo alla chitarra.
Il risultato è il miglior disco di rock italiano di sempre, un paradigma assoluto per la generazioni future. Un pugno nello stomaco ai vari Timoria, Litfiba e compagnia bella.

Germi sposta il confine della nuova musica italiana con un disco per niente italiano, intriso di sonorità elettriche ed acustiche miscelate insieme con la giusta dose di cattiveria ed ironia grazie ad una produzione scarna che mantiene livido e grezzo il suono sferzante delle chitarra elettriche.
Ogni singolo pezzo racchiude un piccolo grande capolavoro come "Dentro Marylin", "Pop" o "Strategie" che diventeranno loro malgrado inni generazionali da cantare a squarciagola ai concerti.

È superfluo sottolineare che la dimensione live è l'habitat naturale degli Afterhours.
Ogni concerto si trasforma in un piccolo spettacolo grazie alla devozione totale del pubblico e ad alcune trovate sceniche del gruppo, come l'idea di comparire sul palco travestiti da bambine, ben presto saggiamente abbandonata prima che la routine facesse venire meno l'effetto sorpresa.

Gli ascolti che si possono identificare sono quelli di Pixies, Devo, Nirvana ma il vero valore aggiunto del disco, che non lo fa assomigliare a nient'altro di ascoltato prima è il cantato. La voce nasale e sguaiata di Agnelli canta liriche ironiche, violente, ispirate da un cut-up che prende dentro i giornaletti scandalistici, la letteratura ufficiale, le poesie di Blixa Bargeld e chissà cos'altro.

Molti anni più tardi Dave Grohl, dopo aver ascoltato questo disco, inviterà a Londra M. Agnelli per conoscerlo.

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