Le possibilità che il gruppo di Manuel Agnelli potesse replicare il capolavoro Germi (1995) erano considerevolmente poche, data l'alta qualità dell'esordio e soprattutto il coro unanime di consensi che aveva ricevuto.
Incredibilmente con "Hai paura del buio?" gli Afterhours fanno ancora centro e scrivono il loro miglior disco, almeno in termini di produzione e composizione.
Le 18 tracce dell'album passano in rassegna i differenti gusti musicali dei protagonisti creando una trama varia e coerente di sonorità diverse. Si passa dal pop infetto di "1.9.9.6.", al ruvido riff di "Male di miele", al suono dilatato e spettrale di una ballata come "Rapace" che vede ancora il vincente binomio tra una trama musicale raffinata, spettrale merito dell'allucinata chitarra di Xabier Iriondo e la voce graffiante di Agnelli che in questo lavoro raggiunge davvero il livello massimo di ispirazione compositiva.
Il gruppo si misura con una trascinante vena punk-hardcore assolutamente credibile ("Lasciami leccare l’adrenalina" e "Sui giovani d'oggi..."), ormai il gruppo è una vera macchina da guerra pronta a scatenare la propria furia ("Dea") sul pubblico consolidato che affolla i loro concerti.
Tolti i panni delle bambine, il look è quello di raffinati dandies anni '60 e il disco è da leggenda.
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