Raccontare degli Afterhours adesso, forti dei loro successi inter, extra e super Europa, sembra quasi semplice. Che piacciano o non piacciano, che Manuel risulti odioso, amabile, logorroico, criptico è di scarsissima importanza. Le origini degli Afterhours sono state ripercorse in un doppio dvd uscito nel 2007 che rappresenta un pezzo significativo per comprendere la band.
Lì possiamo vederli imberbi, ricoperti di anni ottanta dalla punta ai piedi, tramortiti da tanto tanto ascolto di Joy Division. È vero, in “Pop Kills Your Soul”, 1993, la pronuncia inglese di Manuel è atroce, ma ci interessa davvero così tanto? Da quando per cantare in inglese un gruppo italiano deve avere il certificato del toefl?
Sono proprio i primi, primissimi lavori che contengono in nuce la bravura della band che sarà poi deflagrante negli album successivi. 1987, “My Bit Boy”, un semplice EP che esce sottoforma di vinile a 45 giri, registrato in modo così casareccio da far sospettare che sia stato inciso nel garage o nello scantinato della casa di Manuel. Composto di due tracce che tra loro fanno pure rima, “My Bit Boy” e “To Win Or To Distroy”.
l gruppo continua ad incidere e a distanza di un anno, 1988, esce “All the Good Children Go to Hell”; i suoni non sono definiti, la registrazione sommaria. La copertina è un loquace richiamo alla melanconia joydivisiana e televisioniana. I quattro dell'allora lineup, poggiati contro il muro, gli sguardi persi nel vuoto. Tra le sei tracce suddivise nei due lati del LP, nicchia una notevole “Green River”, cover dei Creedence, in cui gli Afterhours dimostrano la loro bravura nel sapere reinterpretare un pezzo così classic del panorama rock.
Tuttavia è nel 1990 con la partecipazione ad una compilation tributo ai Joy Division che il gruppo sigla una cover impareggiabile di “Shodowplay”. Versione acustica, chitarra e voce. I ritmo originario viene stravolto ed è eviscerata la parte cupa e introspettiva della canzone; spogliata dell'alone new wave, resta un memorabile pezzo che valorizza nettamente la componente testuale. A seguire “During Christine's Sleep”, 1990, album quasi dimenticato ma forse il primo che contiene una “personalità” Afterhours. La voce di Manuel talvolta sfuma dietro arrangiamenti e percussioni, ma non perde d'efficacia sul versante interpretativo. È questo l'album che dovete recuperare per ascoltare i cinque minuti e quaratacinque secondi che genereranno “Dentro Marilyn” di “Germi”.
L'album è tallonato un anno dopo da “Cocaine Head” in cui i suoni diventano più curati così come gli arrangiamenti che abbracciano la via della sperimentazione. Primo lavoro che vede alla batteria Giorgio Prette che si fa sentire, eccome, specialmente nel ritornello della cover dei King Crimson “21st Century Schizoid Man”. Ed infine eccolo “Pop Kills Your Soul” o per molti versi lo specchio di “Germi”. L'album si apre con quella che sarà la dodicesima traccia di “Germi”. L'album è segnato dal fortunoso ingresso di Xabier Iriondo, chitarrista che regala agli Afterhours un sound nuovo, molto più deciso e nello stesso tempo aperto a divagazioni e improvvisazioni fonte di spunto artistico per il gruppo. Rispettando appieno il titolo, viene inserita tra le tracce l'ennesima cover, questa volta pescata dal repertorio dei Bee Gees, si tratta di “On Time”, canzone riletta in chiave rock ma che lascia intravedere qualche tratto divertito in stile pop. Con “Pop Kills Tou Soul” si chiude la stagione degli album cantanti in inglese e per certi versi siamo più felici così, perché “sole bastardo marcisci su di me” rende meglio in italiano... Gli Afterhours hanno sdoganato un'idea: quella che per più di vent'anni in Italia si possa campare facendo musica. Non hanno detto che questo sia facile o duraturo, non hanno alimentato false speranze, ma hanno aperto il varco. Hanno prodotto, organizzato festival, scoperto talenti, ispirito degli altri. Ad oggi, conviventi, padri, amanti, si presentano ancora sul palco. Le facce sono cambiate, nuovi membri si sono avvicendati: esce Xavier, entra Ciccarelli, esce Dario Ciffo, entra Rodrigo D'Erasmo, esce Andrea Viti, entra Dall'Era e sembra che ci rimanga. I membri del gruppo hanno portato avanti alcuni progetti paralleli (dagli “Atletico Delfina”, ai “Lombroso”) e si sono fatti seguire fra palchi e festival italiani e non. Agli Afterhours va riconosciuta una lungimiranza musicale e una capacità interpretativa trasversale che attraversa i generi sperimentandoli in diverse forme. Paragonabili a livello di svolta nel panorama musicali ai CCCP di “Emilia paranoia”, e a tutto quello che hanno poi comportato. E nel frattempo, aspettiamo il nuovo album.
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