Gli Afterhours scelgono con questo disco di esplorare la vena pop scoperta con l'album precedente che li aveva portati a scrivere un capolavoro come "Rapace".
L'atmosfera cupa ed elettrica del disco è preannunciata da "Milano circonvallazione esterna". Si tratta di una cover non dichiarata di "Ghost rider" dei Suicide ma a mio parere mette in luce una volta in più l'abilità della band, perché dimostra come si possa copiare una canzone altrui facendo brillare il proprio personale talento.
Il merito è ancora una volta del testo claustrofobico e allucinato di Manuel Agnelli che, con il suo carisma, rende questo pezzo uno dei momenti magici dell'esibizione live.
Dolci melodie attraversano il disco ma ovunque sono infettate da liriche visionarie ("Oppio", "Oceano di gomma") condite di ironia e cinismo, ormai un marchio di fabbrica del gruppo.
All'interno dell'album un posto di rilievo lo occupa il puro e semplice rumore: quello del violino elettrico di Dario Ciffo (mai così in rilievo), quello dei pedali della chitarra di Xabier Iriondo, quelli dei nastri pieni di suoni e brusii inseriti all'interno dei pezzi e tutto ciò che è stato usato per graffiare e lacerare le 13 tracce.
"Non è per sempre" è il disco più difficile della band milanese. Si avverte la transizione in atto all'interno del gruppo che stritola le diverse anime che lo compongono.
Il chitarrista Xabier Iriondo sembra ingabbiato nelle melodie scritte da Agnelli tanto che negli episodi dove ha più spazio si sfoga brutalmente ("L'estate") lanciando assoli rumoristici che coinvolgono e stupiscono anche l'ascoltatore più smaliziato. È il suo ultimo lavoro con gli Afterhours ma è anche il disco che afferma di più il suo modo personale e creativo di suonare la chitarra, fuori dagli schemi e dalle convenzioni.
Ancora una volta gli Afterhours propongono un lavoro di alta qualità, il cui unico torto è quello di seguire due album irraggiungibili come "Germi" e "Hai paura del buio?".
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