Quando uscì, ricordo rimasi un pò basito. Dopo l'entusiasmo de "hai paura del buio?" che mi aveva arruolato a "fan" degli afterhours, avevo parzialmente apprezzato la svolta pop per quanto contraddittoria di "non è per sempre".
"Quello che non c'è" a distanza di qualche anno dall'uscita (e dai primi affrettati giudizi) mi garba molto e direi che se non fosse per la produzione, davvero loffia, lo collocherei tra le vette più alte raggiunte dal gruppo milanese.
In sintesi: voto alle canzoni 5, alla produzione 3. La produzione, allora... probabilmente la scelta fatta da Agnelli di dare un taglio per certi versi cantautorale e dilatato all'umore del disco, forse per via dei testi non più in forma cut-up ma mai cosi autobiografici e diretti, ha fatto mettere in secondo piano il drumming comunque rock di Prette che fatica a emergere in tutto il disco. E a mio avviso è un vero peccato perchè ci sono anche pezzi duri e chitarrosi che forse meritavano un suono più aggressivo. degustibus... Voce in primo piano, viola elettrica che ricama al posto delle chitarre e in maniera assoltamente non convenzionale le trame musicali e che rendono grandi, grandissime "bunge jumping", "sulle labbra", "non sono immaginario". L'atmosfera è cupa e già la copertina non promette niente di buono ma ci pensano le performance vocali di Agnelli e la sua vena caustica e irriverente a sistemare le cose.
"Quello che non c'è", è un Battisti da odissea nello spazio e nell'altra ballatona, più leggera e pop almeno nella melodia, "la gente sta male", sembra di ascoltare il Bowie dei '70. Il miglior Bowie! "Ritorno a casa", finalmente porta un pò di luce. Agnelli superconfidenziale cambia le carte in tavola e tenta un esperimento, qui riuscitissimo, e purtroppo non più riprovato, del declamato alla Massimo Volume. Il riferimento è obbligatoriamente rivolto al suo amico Clementi, ma il risultato finale è afterhours 100%. Un disco che in molti hanno definito di transizione ma ce ne fossero in giro dischi di transizione.
Forse l'unica cosa in transizione è l'anima di Manuel Agnelli che si strazia, si arrabbia, si diverte e commuove fino allle lacrime.
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