"Quello che non c'è" è primo album del gruppo dopo la dipartita del chitarrista Xabier Iriondo che rappresentava una pilastro nell'alchimia sonora degli Afterhours.
La sua partenza ha permesso sia di fare il punto della situazione sia di ricominciare con nuovo entusiasmo, mettendo da parte le evoluzioni chitarristiche che non sono nel dna di Manuel Agnelli, e lasciando più spazio al violino di Dario Ciffo.
Proprio quest'ultimo raccoglie l'eredità di Iriondo, intessendo - con uno strumento inconsueto per questo genere di musica - trame sonore contorte e acide sulle nuove canzoni composte dalla band.

L'esperimento funziona anche se il suono perde ovviamente in ruvidità e immediatezza. Evidentemente galvanizzato dal ruolo sempre più importante all’interno del gruppo, Agnelli compone liriche mai così vicine alla letteratura, rinnegando il cut-up che aveva fatto la sua fortuna nei dischi precedenti in favore di una scrittura più narrativa e personale.
Il risultato è un disco concreto e sobrio, ricco di contenuti prima solo sfiorati, come la politica, espressi con una naturalezza descrittiva inedita, frutto del rapporto con lo scrittore di professione Emidio Clementi (già voce dei Massimo Volume).

In "Tornando a casa", puro reading con una trama sonora di tutto rispetto, l'allievo batte il maestro. Per la prima volta il gruppo abbandona l'ironia, che occupava un posto importante nei lavori precedenti, sia a livello di testi sia nelle esibizioni dal vivo (niente più buffi travestimenti) e subentra la malcelata malinconia di cui è intrisa la titletrack, una ballata graffiante e struggente.

Quella aperta dagli Afterhours è una strada inedita che potrebbe coincidere con una nuova giovinezza della band milanese e del suo leader, pronto a far valere l'esperienza e la creatività acquisite in questi anni.

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