...It was not long ago when I had fallen from this mortal world,
Lost in dream flight to pierce the horizon as a bird...
Qualche anno fa, panzuto giovinotto capellone che aveva da poco scoperto gruppi Folk Metal come i Finntroll e Doom come i Candlemass ed entusiasmato non poco dai generi, optai per una breve ricerca su Internet, con cui venni a conoscenza di questo gruppo statunitense di Portland, in Oregon, gli Agalloch, indicati sia come Doom che come Folk Metal.
Chi conosce bene questa band sa che i due gruppi sopra citati c'entrano ben poco con l'argomento in questione. Le etichette, come in questo caso, possono rivelarsi del tutto riduttive o fuorvianti.
Il "metal" è ridotto a lievi incursioni in alcune canzoni, si guardi "I Am The Wooden Doors" contenuta in "The Mantle" e lo scream sussurrato di John Haughm, mai invasivo o fastidioso né tantomeno ridicolo o fuori posto. Per doom possiamo intendere le lente e cupe atmosfere dilatate; il folk invece è la base di tutto, ovvero la basilare componente dark e neofolk e di questo gruppo: lunghi arpeggi acustici e lente struggenti melodie per nulla banali che avvolgono l'ascoltatore in un vortice di emozionanti sensazioni.
Perdonatemi questa ultima espressione da spot pubblicitario ma è proprio di esse che si parla.
Il disco in questione, l'EP "Of Stone, Wind And Pillor", pubblicato nel 2001, è un viaggio di cinque canzoni in poco meno di mezz'ora per incontaminati boschi autunnali, fra foglie gialle, grigie nubi ed i primi fiocchi di neve che accennano a cadere.
Si parte dallo scream e dalle tessiture elettriche della title-track alle squisite melodie flautate di "Foliorium Viridium" accompagnate da lontani cori solenni, fra i momenti più evocativi del disco, seguita dall'acustica "Hunting Birds". Una profonda cantilena, che ricorda alla lontana Tony Wakeford, apre "Kneel To The Cross", cover dei Sol Invictus un possente brano Folk in cui spicca il canto pulito di Haughm.Pianoforte ed archi aprono il pezzo grosso dell'album "A Poem By Yeats": vero connubio fra poesia e musica, si tratta di un brano folk atmosferico che accompagna la recitazione di versi tratti dalla poesia "The Sorrow Of Love" del poeta irlandese William Butler Yeats.
In conclusione "Of Stone, Wind And Pillor" è un disco breve, per giunta di difficile reperimento, formato da cinque brani sopra la sufficienza ma di certo non capolavori. Non si tratta quindi di un disco imprescindibile, ma neppure di un qualcosa riservato ai soli fan degli Agalloch, l'ascolto dovrebbe essere agevole anche per i non pratici del genere.
Si può parlare semplicemente di una passeggiata mezz'ora in un bosco d'autunno.
Stupenda anche la copertina, tratta da un'opera di Gustave Doré.
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