Gli Agalloch sanno come stupire. Fin troppo. Lo hanno fatto nel '99 con il debutto Pale Folklore, e lo rifanno a distanza di tre anni o poco più con il successivo The Mantle. Solo due album all'attivo, la band di Portland, ma già sa quali corde toccare per smuovere qualcosa nell'animo di chi ascolta. E lo fa con 9 tracce di malinconia assoluta, dove è la chitarra acustica a regnare, a creare atmosfere grigie e sognanti, unita a stilemi metal quale un doppio pedale, una chitarra distorta ed la voce di Haughm; voce che sa spaziare con estrema tranquillità da uno scream sussurrato ad un cantato pulito e "nasalizzato", fino a rotolare nel sospiro. Il tutto strizzando l'occhio (con estrema personalità) ora ai Katatonia, ora ad una certa scena "folk metal" finlandese, ammesso che di scena si possa parlare.

Canzoni piene di sentimento, quelle degli Agalloch; tutto qui è in balia di arpeggi, melodie lente ed emozionanti, progressioni dark che si alternano a pezzi tirati ("I Am The Wooden Doors"), con strumentali dal sapore onirico ("Odal") e quasi ipnotico ("The Lodge"), senza contare una canzone come "In The Shadow Of Our Pale Companion", una lenta e lunga suite di 14 minuti che sa come arrivare in profondità nell'animo. Atmosfera catartica, malinconia che avvolge, limpida decadenza. Tutto qui è impregnato di un'angoscia sottile e di aria tanto sulfurea quanto nostalgica. Amate la musica che sa trasmettere emozioni in profondità (domanda retorica, è ovvio)? The Mantle non è allora un album da ignorare.

Non un capolavoro, no. Non credo abbia requisiti sufficienti per essere definito tale. Insomma, interessante ma di sicuro non fondamentale. Eppure The Mantle è un disco che io ho vissuto più che ascoltato, e per quanto vi possa sembrare ingenua ed esagerata questa affermazione, esso rientra a buon merito tra quegli album che mi hanno fatto capire quanto la musica sia importante (per me e credo per tutti) per affrontare la vita. In quanto per affrontarla abbiamo un costante bisogno di un sano equilibrio psicofisico... E chi ce lo può dare meglio della musica? Non è un semplice passatempo, e chi la ama lo sa fin troppo bene.
Musica per chi vuole viaggiare con la mente, musica da gustare dolcemente e senza fretta. Consigliato a braccia aperte.

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