Rispolverare questo disco al giorno d'oggi è come rimpiangere di essere cresciuti, lontani da un mondo diverso, migliori in certi aspetti ma pieni di vecchi ricordi che mettono l'amaro in bocca. Nello stesso tempo mi immagino gli Agnostic Front, sicuramente più ricchi, sicuramente pieni di soddisfazioni, ma allo stesso modo diversi, ormai consci di non poter suonare più al CBGB, ormai parte di una scena mutata in qualcosa di completamente differente da quella passata. Oggi anche se attivi e ricchi di buone speranze, devono mettersi l'anima in pace, un album come "Victim in Pain" non riusciranno mai più a registrarlo.

Non che odi come sembra tutta la musica venuta dall'ottantanove in poi,  il fatto è che amo semplicemente la musica dettata dall'istinto. Quel "Victim in Pain" ne sapeva qualcosa.

1984, Miret urlava e Stigma non sapeva andare a tempo sopra una batteria troppo veloce, gli strumenti non era cosi ben accordati tra di loro e le canzoni toccavano come l'Hardcore chiedeva quelle quattro note portanti senza andare oltre. Proprio questa incompetenza e questo modo di imporsi al mondo musicale donò alla band un posto sicuro tra i fondatori della scena punk Newyorkese.

Già vivamente portati verso una sonorità metallara, con la quale si battezzarono definitivamente con "Cause for Allarm", gli Agnosti Front si caratterizzarono con cambi repentini di tempo, assoli epilettici e brani suonati a velocità sconvolgente. Il disco dura pochissimo, dieci canzoni suonate a bruciapelo e stop.

Brani epocali come "Blind Justice" rimembrano nel 2008 un mondo finito, dove  quei fantastici suoni acidi non erano studiati sopra a mixer lunghi decine di metri, quelle distorsioni che mi ricordano inconsciamente uno sciame di vespe erano il frutto di una coincidenza, il frutto della situazione, diciamocela tutta il frutto del caso trascritto in un disco. Ecco cosa ha rovinato il sound degli Angnostic Front con il passare del tempo, la professionalità, la ricerca dalla perfezione, la perdita di quell'alchimia creata dalla fortuna.

So che per qualcuno di voi questo disco è irrilevante, un ibrido che non è mai stato concepito pienamente, ma questa atmosfera, queste canzoni come "Power", "Victim in Pain", "United and strong" mettono in me una carica unica, una carica in giorni come questi sento sempre di meno trascritta in vinile.

Secondo la mia opinione (nettamente di parte) l'album merita cinque stelle, devo però ammettere che per qualcuno queste sono troppe. Ascoltate e fate voi.

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