Rispuntano gli Agoraphobic Nosebleed, tra le poche realtà valide di un mondo troppo spesso monotematico e sconclusionato, quale il Grind & dintorni. Lo fanno con "Agorapocalypse", fuori per l'altrettanto meritevole Relapse, label da sempre attenta alle sperimentazioni, già editrice di quel piccolo gioiello che rispondeva al nome di "Zombie Aesthetics" (Vverevvolf Grehv, 2008), di cui abbiamo già trattato!
La solita carneficina sonora quindi? Non proprio. Oltre al visibile e drastico calo del numero di tracce, (solo 13 questa volta), sono diverse le novità che introducono Hull & soci in questa nuova fatica.
Anzitutto una gradita new entry tra i 3 urlatori, trattasi della bionda ed energica Katherine Katz, che in quanto a scream e potenza se ne fa un baffo di certi ridicoli guttural-bestial-brutal-norwegian-depressive-filtered growlatori, (ascoltare la devastante "Moral Distortion" per credere). In secondo luogo i testi: lasciati infatti da parte i cazzeggi splatter-porno-drug-demenziali dei tempi che furono, (però ammettiamolo, un "Grandmother With Aids" faceva la sua sporca figura), adesso sono le tematiche sociali a prevalere. Infine, il cambiamento più evidente riguarda il lato musicale della creatura di Scott: questa volta viene meno la componente cybergrind, troveranno meno spazio gli esperimenti rumorosi, vero e proprio marchio di fabbrica del quartetto, (ahime un peccato), quindi meno noise, meno stupri glitchosi, meno campioni deviati, (resta comunque l'utilizzo della drum-machine a rimpiazzare la batteria). Paradossalmente, se si pensa all'indole della band, è diminuita (e parecchio) anche la velocità e -con le dovute proporzioni, parliamo pur sempre degli Agoraphobic Nosebleed- il caratteristico suono estremo!
La realtà è che il nuovo nato si affaccia come un lavoro più organizzato (migliorata anche la registrazione), e "serio", improntato da stilemi del più classico metal ("First National Stem Cell A", "Timelord Zero"), influenze death ("Agorapocalypse Now"), e riff thrasheggianti che più volte faranno capolinea sui 26 minuti scarsi dell'album. Insomma, un retrofront alla forma canzone (non troveranno spazio le vecchie sfuriate di 10 secondi) che puo lasciare perplessi. Lo stesso Randall, cosiccome l'altra voce Richard Johnson, al microfono ci va giù meno pesante del solito, e alla fine la più casinara risulta proprio la Katz.
In mezzo a diversi episodi più o meno incolori è soltanto sul finale che si risveglia la matrice noise e folle del gruppo, con le scheggie impazzite "Druggernaut Jug Fuck", "Flamingo Snuff", e "Trauma Queen", quest'ultima un randello unico, ed indiscussa vetta del disco).
Un passo indietro o un condivisibile re-style? Il disco tutto sommato spacca, non mancano gli spunti estremi, come del resto si ci aspetterebbe dagli Agoraphobic Nosebleed, ma resta il fatto che ad oggi suonano come tante altre band del genere. Riescono comunque a mantenere inalterata una certa potenza di fondo, ed una sempre gradevole esagerazione senza mai cadere nel ridicolo / banale, difetto tipico di terzi progetti.
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