La mia recente stroncatura del tremendo "Aventine" di Agnes Obel mi ha finalmente dato l'ispirazione per parlare di un'artista a cui volevo dedicare una recensione già da molto tempo; una cantautrice vera, che mi ispira sensazioni diametralmente opposte rispetto alla freddezza ed al totale distacco dell'ennesima ed evitabile ragazza-col-piano. Lei si chiama Aimee Mann ed ha sempre preferito la sostanza all'apparenza, seguendo un'etica con caparbietà e coerenza anche a costo di rinunciare ad uno status di celebrità che sarebbe stato alla sua portata e che meriterebbe molto più tante altre. Aimee non è mai stata incazzata con il mondo senza costrutto, non è mai salita su qualche clownesco carrozzone simil riot-girl nè ha mai infarcito le sue bellissime melodie con inutili sofisticazioni ed intellettualismi di terza mano; è sempre stata sè stessa e nulla più, con un'intelligenza, un'umanità ed una particolare ironia che la accomunano ad un'altra cantautrice di talento purissimo e altrettanto restia alle lusinghe del jet-set, i miei più affezionati lettori avranno sicuramente capito a chi mi riferisco.
Storie, carriere, stili ed anche voci molto diverse, "lei" londinese, Aimee americana della Virginia, ma ognuna ha guardato al "microcosmo" dell'altra come modello di ispirazione, le innumerevoli digressioni country della ragazza di Croydon sono ben note e già ottimamente documentate, ed una delle carte vincenti dell'artista di Richmond è senza dubbio il felice inserimento di armonie di stampo pop made in UK in un contesto musicale prettamente americano, in un perfetto equilibrio tra raffinatezza e spontaneità. "@#%&*! Smilers" del 2008 arriva dopo il concept "The Forgotten Arm", eccellente a livello cantautorale ma un po' sottotraccia musicalmente, nel complesso un passo indietro rispetto ai livelli espressi fino ad allora, ma Aimee si "riscatta" prontamente con uno degli album più belli, riusciti e rappresentativi della sua carriera. Forti caratterizzazioni country e folk e melodie memorabili; il risultato finale è praticamente perfetto, schietto come sempre e più completo dei precedenti "Lost In Space" e "The Forgotten Arm", pregevoli ma un po' troppo monocromatici. Aimee Mann rimedia prendendo un po' dall'uno e un po' dall'altro e trovando così una splendida quadratura del cerchio, un impeccabile manifesto del suo stile nel pieno della maturità.
"@#%&*! Smilers" è un album molto lineare e strutturalmente semplice, con una netta predominanza di lenti e ballate, ma il range stilistico è ampio e di alto livello: ritmi di walzer abbinati ad un folk intimista e struggente, di grandissima intensità emotiva come in "Little Tornado" oppure nell'indolente e leggiadro operatic-pop di "It's Over", le ariose inflessioni gospel di "Medicine Wheel" e "True Believer", che esaltano la vocalità calda, rotonda e coinvolgente di Aimee; ballate agrodolci e delicate, acustiche (Columbus Avenue), elettriche (Looking For Nothing), oppure orchestrate e confidenziali (Phoenix). "The Great Beyond" e "Borrowing Time" aggiungono all'insieme un piglio più vivace e "cinematografico" con evocative atmosfere western, così come il brillante country rock di "Freeway", mentre le fantasie piano-pop di "Ballantines" con il suo godibile ritmo beat e "Stranger Into Starman", vellutato e sognante minuto e mezzo di piano e voce più orchestrazioni, contibuiscono a creare un mood informale e rilassato, garantendo così un perfetto equilibrio emotivo. Questa è la formula, l'alchimia perfetta di album bellissimo, arrangiato con buon gusto e raffinatezza, ma soprattutto, ed è proprio questa la cosa più importante, assolutamente onesto e sincero; è qualcosa che si percepisce fin da subito, voce, testi e melodie che scaldano il cuore con eleganza e naturalezza, e per quanto mi riguarda non ho bisogno di chiedere nulla di più.
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