Aurora oltre ad essere il disco più venduto degli Ain Soph ebbe anche un certo successo sotterraneo tanto da essere adorato da Albin Julius dei Der Blutharsch. Come da loro stessi scritto nelle note di copertina “Ogni lavoro compiuto - e questo non fa eccezione - dovrebbe prima di tutto spiegarsi da solo: con i suoi pregi e difetti che ognuno a suo modo percepisce e valuta. Queste note sono perciò rivolte soprattutto a quegli ascoltatori che da tempo seguono il nostro lavoro, e certo noteranno un cambiamento: dal rumore alla musica, dalla magia all’etica”. Indubbiamente si tratta di un punto di svolta nella loro carriera. In copertina campeggia un ritratto di Julius Evola. In “Aurora” la narrazione è incentrata sulla caduta del mondo della Tradizione e sui suoi effetti nel mondo moderno. “Aurora” è un concept che prende spunto dalle memorie di un repubblichino all’indomani dell’8 settembre 1943 e deve qualcosa anche a un libro come “I proscritti” di Ernst Von Solomon, un testo culto per certa destra radicale che narra l’epopea dei Freikorps tedeschi. Musicalmente il disco fece gridare al tradimento i seguaci talebani dell’esoteric industrial. Io stesso adoro gli Ain Soph della trilogia e di dischi come Ars Regia e Kshatriya. Dal punto di vista musicale il gruppo si avvicina ad una sorta di cantautorato dal gusto rétro fra Paolo Conte e Jacques Brel. Il disco non è esente da difetti: il cantato di Crucifige è limitato anche se la sua interpretazione il suo carisma non si discutono. Stilisticamente il disco è povero e le composizioni (caratterizzate dal suono delle chitarre acustiche e dal pianoforte) appaiono troppo semplici. L’iniziale, frizzante e simbolica “Tutti a casa” (che narra degli eventi successivi all’8 settembre del 1943) e la disillusa e struggente “Gli amanti tristi” sono fra gli episodi migliori. Ma forse sono i brani cantati in francese (“Ramayana”, “Liberté ou mort”, “Vent”) ad essere gli episodi più riusciti. In “Le Départ” viene invece utilizzato un testo del grande scrittore argentino Jorges Luis Borges mentre “Tempi duri” è una gustosa combat-song molto esplicita nel testo. Oltre a Crucifige al canto c’erano ClauD.E.D.I. al basso, Von Sebottendorff alle tastiere e Spectre alle chitarre. Pubblicato in origine dalla Chulhu nel 1992 Aurora fu poi ristampato dalla Old Europa Cafè in versione standard e anche in una speciale edizione limitata e numerata.

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