Il cosiddetto Krautrock rappresenta una tra le branchie più avanguardistiche ed estreme del rock europeo a cavallo degli anni 60' e dei 70': band come Amon Düül II, Can, Ash Ra Tempel, Neu!, Faust, Tangerine Dream, Popol Vuh, Grobschnitt e tante altre dominarono la scena tedesca, tra jam torrenziali, musica cosmica e tanta, tanta psichedelia. Nei meandri di questa immensa fucina d'idee, la fama di molti artisti considerati "minori" venne inficiata, con molta probabilità, dall'eccessiva derivatività dai modelli britannici e americani (ad eccezion fatta per gli Scorpions, che riuscirono comunque ad ottenere il successo planetario): tra questi meritano una menzione particolare i due musicisti Manuel Rigoni e Richard Schoenherz, autori dell'opera magna Victor (1975, Bacillus Records) (un "poema sinfonico" di cui vi parlerò in una prossima recensione) e gli AINIGMA, una tra le band più "hard" e oscure del '73 tedesco.
Formatosi nel 1972, il trio era composto da Willi Klüter, vocalist principale e tastierista del gruppo, Wolfgang "Wolfi" Netzer, musicista tutto fare impegnato alla chitarra elettrica e al basso, e dal batterista Michael Klüter, fratello di Willi. La scelta del nome cadde sull'antica parola greca AINIGMA, che stava a significare "mistero", e rimasero attivi fino al 1974; il complesso ebbe il tempo di suonare diverse cover degli Atomic Rooster per poi pubblicare un unico album nel 1973, Diluvium (1973, ARC ALPS - 2006 Garden Of Delights), ma le vendite e la fortuna non arrisero al terzetto, che dopo aver registrato diverse demo, si sciolse definitivamente. Forse l'inesperienza dei musicisti (all'epoca avevano tra i 15 e i 17 anni!), una campagna pubblicitaria praticamente inesistente e una produzione non proprio eccelsa gli hanno precluso qualsiasi possibilità di successo, o forse il Krautrock aveva bisogno ancora di quella vena psichedelica e innovativa propria di Neu!, Can e Schulze... sta di fatto che, a prescindere da tutto ciò, Diluvium è un album dal sound devastante.
E la prima traccia non fa nulla per nasconderlo: già da "Prejudice", infatti, l'ascoltatore si renderà conto di ciò che gli aspetta. Dopo una breve ed esoterica intro all'organo di Klüter, il sound viene pervaso dall'aggressività e dalla violenza dei riff di Netzer, che sembrano quasi sovrastare tutti gli altri strumenti; tornando al discorso della produzione, forse è questo uno tra i maggiori punti deboli dell'album: un sound ruvido e sporco ci può anche stare, ma la modulazione delle sonorità degli strumenti appare spesso totalmente sballata, andando ad influenzare sulla qualità complessiva dell'album. Lo stesso Willi, di fatto, affermerà che la post-produzione fu praticamente inesistente, e che furono costretti ad inviare alla casa discografica un lavoro registrato quasi in presa diretta, con poche possibilità di controlli e di re-take. La voce di Klüter, tra l'altro, appare spesso timida ed incerta, addirittura poco adatta ad un gruppo "hard rock", così come i testi, ingenui ma comunque giustificati, vista la giovane età dei musicisti. Dopo la scorpacciata esplosiva, ma forse monotona, di "You Must Run", e la "hard-ballad" rappresentata dalla sottovalutata "All Things Are Fading", arriviamo al pezzo forte dell'LP: la torrenziale Diluvium occupa l'intero lato B, una sorta di suite-psichedelica lunga ben 17 minuti, che mostra davvero tutte le abilità dei musicisti; se le prime tracce presentavano diversi richiami ai loro idoli, gli Atomic Rooster, Diluvium si avvicina maggiormente al Krautrock, soprattutto nella parte centrale, composta da una lunga jam session strumentale, dove Netzer e Michael Klüter mettono in mostra la loro notevole bravura tecnica.
Riscoperto solo recentemente, l'album è stato poi ripubblicato da altre etichette, che hanno proposto anche due interessanti bonus track: "Thunderstorm", frammento di un concept basato su "Viaggio al centro della terra" di Jules Verne, mai pubblicato proprio perché, durante la registrazione, Rick Wakeman rilasciò un album dal vivo che si basava sullo stesso, celebre libro, e una versione completamente strumentale del brano "Diluvium". Forse una produzione migliore e un nuovo album più maturo avrebbero potuto regalare agli AINIGMA un seguito maggiore, ma sia la sfortuna che l'inesperienza hanno confinato la band ad un fenomeno di nicchia, che va certamente riscoperto.
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