Devo dire che questo nuovo lavoro degli Air è riuscito nuovamente ad incantarmi. Le ignoranti recensioni che ho letto fino ad ora confermano che nel panorama critico musicale di oggi si vive di luoghi comuni e assenza totale nel giudicare un prodotto in base al reale contenuto. Il luogo comune più banale dello pseudo-critico musicale (e cinematografico) è che nessun sequel sarà mai come il primo capitolo.
"Non sarà mai come il primo". MA DE CHE!
Basta con queste minchiate. Io penso che un artista maturi negli anni, si perfeziona, intraprende nuovi percorsi. Tutti si aspettano da un gruppo un replay del proprio esordio trionfale. Gli Air sono un gruppo magico, la loro musica spaziale è tra le cose più belle che si possa ascoltare nel panorama odierno di musica leggera. La loro è una carriera di continue sperimentazioni, e codesto stile ha fatto storcere il naso a qualche critichetto musicale abituato a stili lineari e a cui la parola "sperimentare" puzza assai.
"10.000 Hz legend" era un capolavoro. Me ne fotto che sia stato sottovalutato.
Ora i geniali francesini tornano alle suadenti e armoniche sonorità delle origini, ma il loro non è stato assolutamente un maldestro tentativo di copiare quella pietra miliare di "Moon Safari" bensì ricrearne le atmosfere in maniera più matura e corposa. Dopo il mielosissimo "Pocket Symphony", straordinario ma forse un pò troppo ambient lassativo, gli Air ritrovano lo spirito electro pop e la sensualità del mitico primo episodio.
Allora diciamolo: SI!!! Questo sequel è bello come "Moon Safari"!!! E fanculo la critica!
La ricetta è quella che ci ha fatto amare questo gruppo: utilizzo intelligente di sintetizzatori e moog, armonie strumentali raffinate e visionarie, psichedelia pinkfloydiana, ritmi ipnotizzanti, sonorità sperimentali unite al fascino di quel robot pop figlio dei Kraftwerk tanto amato negli 80, campionamenti vocali resi vivi e sensuali da una classe immensa e inesauribile.
"Love 2" è un altra "cascata di polvere di stelle".
In questo disco l'uso dell'elettronica torna in maniera massiccia, come nella bellissima e visionaria "Do The Joy" con i suoi stiramenti di sintetizzatori quasi assordanti ed una melodia finale che ti trasporta in un lontano pianeta. Molto alla Moon Safari l'ottima "Love" con un vocalizzo campionato ripetuto in continuazione su riff di synth, pianola e flauto, un gioiello che sfiora quasi la poesia. L'unica pecca del disco è senza ombra di dubbio la scarsa durata delle canzoni, che fanno sembrare questa raccolta un album di singoli in versione radiofonica. Alcuni pezzi durano poco più di due minuti. Nonostante ciò alcuni pezzi si fanno apprezzare anche nella loro breve durata, come la psichedelica "Eat My Beat".
La vena del disco è meno strappalacrime del predecessore, ha invece una notevole dose di ritmiche e sonorità marcate, con utilizzo assai più vasto di drum machine e chitarre acustiche. Rimane comunque lo spazio per sognare con pezzi maturi e di una raffinatezza senza fine, come l'incantevole "You Can Tel It To Everybody". Ingenuo e furbetto il secondo singolo "Sing Sang Sung" che seppur tiene una certa classe nei suoni e nelle melodie, risulta un pò fuori luogo di fronte allo stile dell'album.
Consigliato agli amanti della musica raffinata e sperimentale. Forse, a differenza di Moon Safari, il quale poteva essere consigliato anche ai detrattori di musica elettronica, sconsiglierei questa nuova produzione a chi non ama i suoni artificiali, qui usati in modo abbastanza massiccio.
Il perfetto sequel di un debutto passato alla storia.
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