Un album di cui non si sentiva il bisogno.

Potrei finirla anche qui, ma in effetti non renderei nè la dovuta giustizia al disco nè sfiorerei la decenza come recensore (ohibò...). "Love 2" esce ad appena due anni di distanza (boia, come vola il tempo!) dal (secondo il mio modesto parere) sottovalutatuccio "Pocket Symphony". Non che fosse qualcosa di trascendentale anche quello eh, ma in fondo di trascendentale gli Air hanno realizzato solo "Moon Safari" e qualcosina di "Virgin Suicides" ("Playground love" è eterna): per il resto ottimi dischi per rilassarsi in compagnia di un buon Champagne (sempre lui!) sbatacchiati alla bellemmeglio sul vostro divano preferito (invero può andar bene anche la vostra mega-poltrona, so che l'avete) e sonnecchiando felici e spensierati. Ma sto divagando... Il disco! Come sarà mai quest'ultima, preziosissima fatica?

Eh...

Che poi mi fanno anche simpatia, gli Air... Con quell'aria naif e malinconica da navigati t(r)ombeur de femmes "perennemente innamorati". Non che i francesi mi facciano particolarmente simpatia, eh... Anzi. Però vedi tu! Se vogliamo che i francesi siano tutti tizi tronfi e con la puzza sotto il naso, allora dovremmo dire che i siciliani hanno tutti la coppola in testa e la lupara sotto braccio. Ma per carità!

Questo album, è bene dirlo, inizia veramente male, e non pentito, sbaglia anche più in là. Mi riferisco all'insulsa (e per la prima volta anche pacchiana) "Do The Joy" che sembra uscita dall'OST del peggiore spy-movie del peggior regista di Hollywood. Una spiacevole sensazione che si avverte, persino amplificata, nella traccia number four (tale "Be a Bee") sulla quale dunque non mi soffermerò oltre: per musicare i film di James Bond ci bastava Moby. Ma qualche errore glielo si può anche perdonare, in fondo, agli Air. E io non sono mica cattivo. Ma non è nemmeno colpa mia, dico, se tutto ciò che rimane del disco si attesta su livelli di piattezza inauditi persino a loro stessi. Ahimè, chi considerava "Talkie Walkie" un primo cenno di stagnamento ora potrà affondare mestamente nella palude, con nave, scialuppe ed equipaggio...

E non che il tutto sia poi così traumatico, in fondo. La morte dell'ispirazione è subdola, ti raggira con dolci promesse. In fondo ci sono ancora le canzoni sognanti, quelle che "se non vi piacciono allora 'cazzo ascoltate a fare gli Air"? Ci troviamo, per capirci, di nuovo in territorio dream-psichedelic-easy pop (???) con le dolci chitarrinine appena sussurrate, i morbidosi synth elettronici e l'assolo ora limpido, ora iper-effettieristico. In ciò gli Air fanno un balzo indietro di ben 9 anni, fino ai tempi di "Virgin Suicides" (ascoltate "So Light In Her Football" e capirete) senza mostrare nemmeno la volontà (un pò di sforzo, per Diana!) di volersi superare. E poi ci sono i pezzi strumentali, che sono fra i più insulsi prodotti in undici anni di onorata carriera. Bisogna una bella dose di "sospensione dell'incredulità" per apprezzare la gran parte di essi, e questo mi dispiace un pò perchè personalmente mi è sempre bastato distendermi comodo sul divano ed era fatta. Prendiamo la title track, ad esempio: sezione ritmica risalente al primo album, giro di basso vecchio come il mondo, i soliti synth ed il solito vocoder. Ed è uno dei pezzi migliori. Nei casi peggiori esce fuori una "Eat My Beat" di queste. Non credo di trovare le parole giuste per tanto immotivato scempio, e chiedo umilmente venia, dunque dirò solo: "MA PERCHE'??"

Perchè se agli Air si può perdonare lo sfacciato riciclo di idee (se sanno fare questo, che lo facciano!) NON si può perdonare anche che inizino a fare pezzi Kitsch, del tutto fini a se stessi... BRUTTI. Così facendo infatti i due biondi figuri hanno rischiato seriamente di affossare anche quel poco di buono che la minestra riscaldata è ancora in grado di offrire, e per quanto mi riguarda ci sono riusciti in pieno. Anche se poi, qualcosina di gustoso in fin dei conti c'è, se si vuol trovarlo: "Tropical Disease" ad esempio è un gioiellino lounge che parte veloce, rallenta nella delicatezza di un sax, e poi cresce piano piano fino ad esplodere nell'assolone finale. O come non citare la gradevole scaletta elettronica di "Missing The Light Of The Day" che sbuca fuori quando meno te l'aspetti. Ma è solo mestiere, nient'altro. Niente che faccia trapelare un briciolo di passione, voglia di mettersi in discussione... E poi cazzo, quasi non si avverte più nemmeno quel proverbiale romanticismo che permea qualsiasi (dico qualsiasi!) lavoro firmato Air, e stiamo parlando di un disco chiamato "Love 2", per capirci...

Un album piatto che finisce in piattezza, tralaltro: una acustica "African Velvet" (che di africano non ha nulla) ci saluta con tre splendidi strumenti, Sax, chitarra acustica e basso. Bisognerebbe inserirla nel manuale "come rendere insipido un pezzo animato da buone premesse".

Ho speso anche troppe parole per questa roba. Non siamo ancora ai livelli di "c'erano una volta gli Air" ma se continuano così ci manca davvero poco. Per ora, rimandati. Diamogli fiducia, in fin dei conti quella non costa nulla.

ps: "Pocket Symphony" al confronto mi sembra sempre più un capolavoro. Mi sa che sarebbe bastato dire solo questo, rende parecchio l'idea. Certo, non avrei sfiorato la decenza come recensore (ohibò...) ma a ripensarci adesso... La giustizia non è proprio cosa di tutti.

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