Gli Airfish sono stati una delle più promettenti band della prima metà dei Novanta: provenienza Palermo, si tratta di un trio che confeziona(va) pezzi di rock industriale, come "Into The Wild", su tutte, in questo promo del 1993. Tappeto ritmico strutturato in drum machine e basso, rifferama metal avvolgente e monolitico, praticamente una specie di metal-core declinato in senso industrial, come un ibrido tra i Ministry di "K?F????T69" e i Godflesh di "Pure".

Va detto che fortunatamente il gruppo è ancora in azione, è diventato un quartetto, stando alle difficili informazioni reperibili sul web e anche di persona, e musicalmente ha incorporato elementi maggiormente techno, in tutte le sue varietà, come sempre ponendo alla base delle loro "produzioni" il concept del Crash Ballardiano tra macchine e suoni prodotti da strumenti (Nine Inch Nails, Fear Factory) ora ammorbidendosi e inglobando elementi maggiormete pop, come sempre nel solco di un sound synth, più o meno puro; unico e incredibilmente macroscopico difetto: questo gioiello di Musica Italiana, non si capisce se per scelta imposta o per scelta e basta non ha mai pubblicato nulla, se non qualche song all'interno di compilations per lo più eclettiche e celebrative di una scena locale. Incomprensibile eccentricità, o uno dei casi più sbalorditivi di snobismo da parte delle case discografiche di grosso calibro.

P.S.: Si deve dire che la recensione è forzatamente lacunosa, benvengano critiche e aggiunte.

.:Takk:. n. 5

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