Mi sto apprestando a vedere la partita di pallone alla tele con mia madre al fianco e lei mi fa: «Perché quei giocatori si mettono in ginocchio?».

E io le rispondo che più o meno un anno fa negli Stati Uniti dei poliziotti bianchi hanno ucciso un altro cittadino nero e quel gesto di inginocchiarsi dovrebbe far capire a chi vuole capire che il razzismo non è finito quando fu abolita la schiavitù e tocca ancora farci i conti, negli Stati Uniti e pure da altre parti.

«Bravi!» esclama lei.

Non so se serve a qualcosa, mettersi in ginocchio – penso io – però è come accendere una luce, illuminarne una per tentare di dare giustizia pure alle centinaia di vittime rimaste nell'ombra.

Un po' come fanno all'inizio del 1980 gli AK-47.

Che dovrebbero essere un gruppo punk di Houston, nel Texas, perché raccontano una storia successa a Houston e grosso modo suonano come un gruppo punk.

Il condizionale è d'obbligo con gli AK-47.

Suonano un singoletto e spariscono letteralmente dalla circolazione, tolta qualche fugace apparizione in un qualche locale di Houston.

Su di loro, la locale polizia mette una taglia di un milione di dollari, quanti siano oggi un milione di dollari del 1980 non ne ho idea.

Nella forma non è una taglia ma una causa legale.

Poi, il rischio che ci sia qualche solerte ufficiale disposto a tirare fuori il revolver e fare giustizia sommaria di quei bastardi, chi lo può escludere?

Allora, nella sostanza, quella causa legale da un milione di dollari è una taglia.

Quel singoletto non si sa chi lo abbia suonato, chi lo abbia registrato, chi lo abbia prodotto e meno che mai chi lo abbia distribuito.

La storia degli AK-47 è già finita.

Però quel singoletto, in qualche modo, passa di mano in mano ed un po' di gente viene a sapere della storia di Milton Glover.

Che poi è la stessa di Joe Campos Torres, Reggie Lee Jackson, Janice Ray e gli altri il cui nome è impresso sulla copertina di quel singoletto.

Vittime, due punti, e una sequela di nomi.

Vittime del corpo di polizia di Houston.

Quelli che campeggiano in assetto di guerra su quella stessa copertina e poi il motto di cui si fanno un vanto: «The badge means you care», il distintivo significa che ci tieni.

Quei bastardi lo sfregiano: «The badge means you suck», il distintivo significa che sei un verme.

Forse la taglia da un milione è per questo, forse è per aver cantato in un singoletto la vicenda di Milton Glover.

Che è un cittadino nero, che serve la Patria combattendo una lunga guerra in Vietnam e da lì torna con molti problemi, fisici e psichici.

Si convince che solo Dio possa aiutarlo, ci parla di continuo con la speranza di trarne un minimo sollievo, per averlo sempre vicino si sceglie come compagna inseparabile una Bibbia, conosce dei versetti a memoria e capita che li reciti per strada e qualcuno di tanto in tanto si ferma a scambiare una parola con lui.

Anni fa, uno come Milton lo si sarebbe detto con affetto lo scemo del paese, oggi non so.

Fatto sta che una sera Milton sta tornando a casa sua quando lo investe un fascio di luce e si vede davanti due uomini in divisa.

Nessuno sa cosa gli dicano e cosa gli passi per la testa, solo che Milton mette la mano in tasca per prendere la Bibbia, forse vuole recitarne un versetto anche a quei due che gli si sono parati di fronte o forse cerca protezione.

Quelli scambiano la Bibbia per una pistola e lo crivellano di colpi.

«The Badge Means You Suck» è tutta qui.

Chissà come diventa un piccolo inno del punk statunitense e quando Jello Biafra decide che è tempo di trovare una copertina adatta per l'esordio dei Dead Kennedys, quella canzone degli AK-47 ronza senza posa nella sua testa, così come quando decide che è tempo di ritornare su «I Fought the Law».

Il singoletto viene ristampato lo scorso anno a quarant'anni dall'uscita e tutti proventi delle vendite sono destinati ad una organizzazione legale impegnata nella lotta per la giustizia razziale, e dover accostare ancora le parole “razza” e “giustizia” fa intuire l'infinita miseria umana.

Ci sta pure la storia raccontata per filo e per segno, nomi e visi, nessun condizionale.

Probabile che a questo punto la taglia da un milione di dollari non la intascherà più nessuno.

Carico i commenti...  con calma