I giaponesi, si sa, sono sicuramente il popolo più fuori di testa che abbia mai vissuto sulle terre emerse, saranno i terremoti o tutto il pesce crudo che mangiano, fatto stà che a volte ti chiedi se ci siano o ci facciano…
Gli Akaten sono uno dei tanti side-project di Tatsuya Yoshida, il funambolico batterista dei Ruins, duo prog giapponese; il genere di quest'altro duo è pop per schizofrenici, il batterismo spezzettato di Yoshida si sposa col solito bassista impazzito ma questa volta siamo lontani da strutture difficili, siamo nel pop, le melodie sono catchy, il contorno sonoro è divertente, il testo la maggior parte delle volte è il titolo ripetuto all'infinito, i pezzi durano massimo un minuto, il cantato è a metà tra l'orso yogi e un crooner stonato…
Sembrerebbero uno scherzo della musica e forse lo sono, ma non posso fare a meno di pensare, a quello che si nasconde dietro quest'aura giocherellona e malata, questa frenesia che spesso imputiamo ai nostri amici giapponesi, gli akaten la ingigantiscono in delirio artistico in cui ogni oggetto della vita quotidiana può fare musica… nei loro live suonano custodie per chitarre, forbici, bicchieri di vino, macchine fotografiche (impossibili da descrivere, fatevi un giro su youtube)…
Nella musica di Yoshida conta l'idea, l'accenno sfuggevole, lo svolgimento è cosa da tutti e lui non se ne sporca certo le mani, è musica (soprattutto dal vivo) che fa ridere, ma è un ridere alla monty phiton e non certo alla vanzina… o forse è solo una presa in giro… mah…
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