«Anche la semplicità ha il diritto di esistere» (Albano Carrisi)
Ciao ragazzi, scusate l'esordio, forse poco tipico, della mia recensione, ma questa frase, colta al volo assistendo ad un'intervista di Al Bano fatta in tivvù dal bravo (ma un poco autoindulgente) Antonello Piroso, mi ha fatto riflettere sul valore della proposta musicale del cantante pugliese, fornendomi il destro per una delle mie solite incursioni nella musica italiana, c.d. "minore", del tardo '900.
Ho così deciso di parlare con voi, e per voi, di Al Bano & Romina, coppia nella vita e nell'arte per circa un trentennio, spesso dileggiata per il carattere caramelloso dei propri brani, della loro autorappresentazione mediatica e, poi, purtroppo, travolta da vicende tragiche della vita che hanno spezzato quello che, al dunque, sembrava un bel sogno: l'umile e volonteroso artista italiano, proveniente da un provincia povera ed ai confini dell'impero, che sposa la ricca rampolla della upper class hollywoodiana (peraltro: davvero bella ai tempi), costruendo una famiglia solida ed unita che sembra concretizzare il sogno del Mulino Bianco. Ma poi...
Vabbè, bando alle tristezze ed alle riflessioni sul senso della vita che mal si addicono a certe mie incursioni e via con l'analisi dello stile del nostro (ex) duo, attraverso uno delle loro classiche raccolte di successi.
Quando Al Bano definisce la sua musica "semplice", dice il vero, e lo dice con un senso preciso: pezzi melodici, con solidi addentellati alla tradizione italiana, ben sfruttati dalla sua voce tenorile e dal lirismo che le è tipico (tecnicamente il cantante brindisino c'è); testi che parlano di emozioni comuni, di sensazioni che ognuno di noi avverte durante la giornata, filtrate in una luce, ora poetica ora blandamente retorica, che spesso anche noi facciamo nostra, senza magari avere il coraggio di confessarlo agli altri; arrangiamenti semplici, che non sovrastano i brani ma enfatizzano la carica dei testi. La voce di Romina, in ciò, appare secondaria, non essendo la Nostra una vera e propria cantante: e, tuttavia, la presenza scenica (dal vivo) e l'accompagnamento vocale (negli album) della moglie di Al Bano aveva ed ha - a tutt'oggi e nonostante il tempo che passa - un carattere quasi simbolico, rappresentando l'unione maschile e femminile, la compenetrazione degli animi, l'universalità dei rapporti e delle storie narrate. A volte belle, a volte brutte, come per tutti.
Fra i pezzi migliori del duo, contenuti nell'album in commento, segnalo, a fini indicativi, "Libertà", dal testo ora speranzoso, ora amaro, e la celeberrima "Ci sarà", dove i toni si fanno, invece, più ottimistici, quasi tendendo un arco fra il passato (la tradizione) ed il futuro (le speranze qui narrate). Più debole, forse, l'altrettanto nota "Felicità", per quanto anch'essa descriva con pochi semplici tratti la vita dell'uomo comune, e le gioie della semplicità alla quale alludeva Al Bano nell'intervista prima richiamata. Toni ecologicistici, frutto di un amor panico della natura che deriva dalle radici contadine di Al Bano e dalle ramificazioni hyppie della giovane Romina, in "Cara terra mia", dall'elegante andamento melodico.
Spesso alcuni reputano stucchevole questo modo d'essere, e questo modo di cantare, evidenziando da un lato la scarsa novità della proposta musicale di Al Bano, dall'altro una certa antipatia del personaggio, e, forse, anche della relativa consorte, le cui gesta sembrano appartenere, davvero, ad un altro secolo. Nell'essere popolareschi, inoltre, i loro testi rischiano di banalizzare la realtà, ed i problemi che ad essa si connettono, volgarizzando eccessivamente il messaggio.
Sono affermazioni, in parte veritiere; io credo, tuttavia, che la frase messa in epigrafe alla mia recensione spieghi il giusto approccio a questa musica, ed il giusto modo di interpretare la coppia, o la stessa carriera e vita di Al Bano solista: semplicità intesa come sincera espressione delle proprie emozioni, come onesta espressione delle proprie qualità artistiche, come immediato contatto con il pubblico, anche e soprattutto quello più popolare e con i suoi gusti. Semplicità come assenza di sovrastrutture (qui emerge addirittura l'ispirazione proletaria del personaggio, almeno in relazione alle sue origini).
Teniamo peraltro conto del fatto che, nei primi anni '80, in una Italia lontana e vicina a quella di oggi al tempo stesso, molti apprezzavano i brani di questa antologia, identificandosi, o sognando di identificarsi in essi e nel duo che le cantava: il che, mutatis mutandis, è quello che avviene, a diverse latitudini - ma nella stessa longitudine - con Gigi D'Alessio ed Anna Tatangelo, versione moderna, free, non istituzionalizzata, di Al Bano e Romina.
In sintesi, una vicenda, umana e musicale, che merita rispetto, e che, nel bene e nel male, ben descrive il nostro mondo. Il voto è una consequenziale, forse nemmeno necessaria, appendice di questa riflessione.
Deferentemente Vostro,
Il_Paolo
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