Sono strani gli album di fotografie. Vedi sempre foto colorate a
ricordo di bei momenti e non vedi mai foto di momenti tristi, finendo
così per dimenticare che sono stati proprio quegli istanti grigi
e dimenticati a traghettarti dalla gioia racchiusa in una foto
all’altra.
Provare ad andare oltre che un semplice album di fotografie. Ecco cosa
deve aver pensato Di Meola mentre riarrangiava in modo molto personale
i brani di Piazzolla e scriveva di proprio pugno l’omaggio funebre al
fisarmonicista, chiudendo il rimpianto con una canzone celebrativa (Last
Tango For Astor) a ricordo dell’amico scomparso.
Dal sentimento che trasuda da ogni nota suonata nel disco, si deduce
che il rapporto che ha legato il chitarrista ad Astor Piazzolla deve
essere veramente stato costellato di esperienze profonde, così
come profonda doveva essere la loro sincera amicizia. Istantanee dai colori intensi, maculate da
scoraggianti e malinconici passaggi, testimonianza del dolore lasciato
nell’animo del chitarrista dalla dipartita dell’amico. Una
disperata ricerca di una impossibile simmetria tra la celebrazione
della giocosa creatività di Piazzolla e l’affiorare della
tristezza per il prematuro concludersi di una stima reciproca che tanto
avrebbe potuto ancora regalare ad entrambi.
Un album di fotografie non dovrebbe racchiudere foto grigie
perché l’angoscia non vada ad incupire i ricordi. Ma Di Meola,
stretto da una tangibile nostalgia, non può cancellare, non
vuole cancellare lo sconforto che prova mentre ricama i nuovi
scintillanti ornamenti sulle trame imbastite dall’autore argentino. Una
collezione di gemme non potrà far tornare in vita il compositore
di Mar De Plata ma potrà tracciare le linee necessarie per il
suo degno ricordo.
Si, sono veramente strani gli album di fotografie. E sono strane anche
le logiche che ti portano ad acquistare un disco. Mi è bastato
leggere il titolo del disco, un semplice accostamento di nomi propri,
per scatenare in me il desiderio di ascoltarlo, un comportamento
ossessivo-compulsivo che adesso ringrazio di aver avuto.
Apro questo album, scorro le foto e la
nostalgia profusa dalla chitarra dell’americano mi contagia l’animo.
Sono triste mentre sono felice. O forse basta dirvi che, mentre
si spegne l’eco delle ultime note di “Miloga del Angel” io sono. Rapito
dal tango, in quel momento “sono” e basta.
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