Il semplice fatto di trovarsi davanti ad un disco di Al Di Meola ti fa comprendere quanto tu sia piccolo ed insignificante di fronte a chi, come quest'uomo, è riuscito a scrivere in poco più di 30 anni di carriera alcune tra le pagine più belle di jazz fusion, e te ne accorgi ancor di più se solo pensi a quanta naturalezza e spensieratezza venga sprigionata da ogni singola nota che questo giovane 53enne tira fuori da quella chitarra.

Nonostante già dal bellissimo album d'esordio Al abbia dimostrato un grande gusto musicale, è con il secondo disco "Elegant Gipsy" del 1977 che posso dire di essermi davvero innamorato del suono della musica di quest'uomo: l'incursione verso lidi che lo allontanano leggermente dal jazz, rendono infatti questo secondo capitolo discografico decisamente più gustoso e ricco, ora perchè si fanno pesanti le influeze del progressive rock inglese, come si può notare in "Race With The Devil On Spanish Highways", adagiata su schemi tipicamente provenienti dal rock colto anni '70, senza mai scordare la base fusion riscontrabile soprattutto nelle parti di tastiera, ora perchè si alternano parti di samba e rock ad altre di jazz più puro.

Si diceva prima che fondamentalmente la formazione di Di Meola è d'estrazione jazz fusion, ed ecco che allora fanno la loro comparsa pezzi come "Mediterranean Sundance", sporcata qua e la da qualche accenno di flamenco per ciò che riguarda i fraseggi chitarristici, chiaramente ispirati alla tradizione della scuola spagnola. Per chi cerca poi del puro jazz fusion bisogna aspettare fino alle due tracce conclusive, vale a dire "Lady Of Rome, Sister Of Brazil", breve canzone di appea 1 minuto e 46 secondi nella quale traspare la parte più delicata del chitarrista statunitense, che dimostra di sapersi esprimere nel migliore dei modi anche con una chitarra acustica tra le mani, e la finale "Elegant Gypsy Suite", 9 minuti e 16 secondi di evoluzioni strumentali da cardiopalmo.

Alla fine dell'ascolto del disco non si può che restare estasiati dell'esperienza appena conclusasi, non solo perchè si è ascoltato un album ricco di belle canzoni, orecchiabili ma costruite con grande cura ed anche molto elaborate sotto il punto di vista tecnico, ma anche perchè si è potuta ascoltare un'opera di un chitarrista che ha dimostrato nell'arco di questi ultimi 30 anni di esser capace di comporre solo lavori di grande qualità e dotati di un fascino assolutamente fuori dal comune.

Carico i commenti...  con calma