Falena.
Volteggia armoniosa nella mia stanza disegnando percorsi di voluttuose figure, desiderio recondito ed istinto primitivo.
Manca così poco al totale abbandono.

Reggo con fatica quel placido silenzio che mi sono imposto.
Mi accorgo che la notte è ancora così lunga. Le strade, deserte.
Pochi i discorsi.
Le televisioni tacciono.

Decido.
Fermo gli orologi.

Devo dare risposta ai miei pleonastici interrogativi, troppo è il tempo trascorso dalla genesi.
È possibile dare voce ad uno strumento? Trasformare in arte l'aracnèo movimento di una mano?
Renderlo parte integrante del proprio io, simbiotico esemplare delle proprie capacità ?

Si.
Non ho dubbio alcuno.

Dolcemente taglio il silenzio con quella che definisco musica degli Dei.
Le note scorrono veloci come passi di danza, lasciando profumi intensi nell'aria. È tutto così tangibile. Reale. Sensoriale.

“ Friday Night In San Francisco”

L'acustica perfezione racchiusa in un unicum di genio, passione, talento.
La stilistica triade pare fondersi per dare vita ad un sound compatto, sublime.
Al Di Meola. John McLaughlin. Paco De Lucia.
Niente appare fuori posto, in lucida calibrazione dell'istinto.

Le chitarre prendono voce e compongono poesie, dipingono immagini a fuoco su candida tela bagnata intonando melodie spagnole. Sole e deserto, carovane. L'associazione di idee è troppo forte, osservare la musica è quanto ho sempre desiderato.

Melodico flamenco e ritmo di Bossa Nova.
Assoli in chiave Blues.
Casse armoniche violentate da mani ingorde, furtive.
Piedi che battono il tempo, disegnano geometrie.
Senti di essere seguito.

Ma ora fuori non c'è più nulla, siamo soli. Io e la musica.

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