Se proprio vogliamo attenerci ai noiosi, inutili ed insignificanti dati di vendita "24 Carrots" del 1980 è l'album che ha segnato la fine della breve e faticosamente conquistata permanenza di Al Stewart nei piani alti delle varie hit-parades ed anche la conclusione del felicissimo sodalizio artistico con Alan Parsons, ma l'ascolto dell'album in questione fa apparire questi due presupposti apparentemente importanti come futile nozionismo di contorno. "24 Carrots" corona in grande stile un ciclo aperto quattro anni prima con "Year Of The Cat" e splendidamente continuato da "Time Passages", offrendo un ultimo colpo di coda con questo album dall'anima molto più marcatamente rock dei due predecessori, in cui la chitarra elettrica è lo stumento predominante, una (quasi) novità per Al Stewart, con l'unico precedente riscontrabile in "Love Chronicles" del '69 e, cosa non meno importante, caratterizzato spesso e volentieri da testi impegnati e politici.
In "Love Chronicles" erano i blasonati Fairport Convention a supportare Stewart, per "24 Carrots" viene addirittura formata una band di nuova di zecca, gli Shot In The Dark, capitanati dall'amico chitarrista Peter White, già al fianco del cantautore negli anni precedenti. Il sound è leggermente meno fascinoso e variegato rispetto a "Time Passages" ma solido, forte e ben definito: una svolta riuscita con assoluta naturalezza che rappresenta alla prova dei fatti un'evoluzione di quanto espresso nel recente passato più che l'inizio di una nuova fase, nonostante i già citati ed importanti cambiamenti strutturali; quello di "24 Carrots" è un un Al Stewart ancora all'apice dell'ispirazione e ben supportato dall'estro di Peter White. La meravigliosa "Murmansk Run/Ellis Island", duplice narrazione rock con il mare come elemento comune, i convogli di navi cariche di rifornimenti alleati per l'Unione Sovietica della II Guerra Mondiale, in balia del gelo artico e degli U-Boot e la variegata umanità migrante smarrita e carica di sogni e speranze all'arrivo in America, ed anche il passionale latin-rock di "Running Man", che rievoca la fuga dei criminali di guerra nazisti in Sudamerica attraverso le famigerate ratlines in particolare rientrano di diritto tra gli episodi più emozionanti e luminosi di tutta la sua carriera.
Oltre a questi due grandissimi vertici la vena rock di "24 Carrots" pulsa impetuosa e florida anche in "Paint By Numbers", primo approccio con l'elettronica, croce e delizia dell'Al Stewart anni '80 e "Constantinople", in cui viene rievocata l'occupazione turca del nord di Cipro, episodi caratterizzati da un brillante ed incisivo chitarrismo bluesy, nell'elegante ballad e singolo AOR-influenced "Midnight Rocks" e in "Mondo Sinistro", gradevolissima ed ironica filastrocca molto groovy e ballabile. Nonostante tutto Al Stewart non dimentica, non dimenticherà mai del tutto le sue radici folk, per fortuna: l'atmosfera struggente e maestosa della visione tolkieniana "Merlin's Times" è qualcosa di mozzafiato, e il walzer celtico di "Rocks In The Ocean" culla con dolcezza l'ascoltatore verso la fine dell'album, segnata dall'affascinante "Optical Illusion", una melodia in stile "Year Of The Cat", raffinata, leggera e suadente.
Lavorare sui limiti di capienza del vinile ha senza dubbio rappresentato una grande sfida per i musicisti, al giorno d'oggi molti album sono annacquati, rovinati da durate eccessive ed autoindulgenti, è un po' andata a perdersi la capacità di saper "tagliare i rami morti", e forse anche la capacità di autocritica: direte voi, ma cosa c'entra questo con "24 Carrots"? C'entra perchè in questo caso vale invece il discorso contrario, da questo album sono state tagliate tre bellissime canzoni, il brillante piano-rock di "Here In Angola", una sontuosa e carismatica, spiccatamente ottantiana "Pandora" e lo slancio orchestrato e sognante di "Indian Summer", che nel refrain quasi riecheggia la dylaniana "Romance In Durango", incluse invece in una ristampa nel 1994. Questo dimostra ulteriormente lo stato di grazia del cantautore scozzese, mai più così ispirato per i successivi venticinque anni.
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