Molti gruppi, molti artisti nella storia del rock devono il loro successo a un sound, a un modo di porsi con il pubblico, a uno stile narrativo, insomma a un equilibrio artistico che con il passare degli anni si consolida sempre di più e finisce per spingere l’artista o la band di turno a replicare all’infinito lo stesso album, lo stesso schema rodato che tendenzialmente porta a un sereno (e spesso anonimo) finale di carriera. Ma ci sono invece artisti che vivono accompagnati da una sorta di irrequietezza di fondo, che con il passare dei dischi e degli anni diventa sempre più impellente, fungendo sempre più da propulsore di continui e imprevedibili cambi di direzione. Va da sé che in quest’ultimo caso i rischi per una carriera aumentino notevolmente, e diventa così molto facile perdere credibilità e pubblico con scelte artisticamente “sbagliate”. Nel caso di Alain Bashung succede però il contrario: monumento del rock francese, vive un grande periodo di successo nei primi anni ‘80 cavalcando prima l’onda del punk poi quella della new-wave, per poi smarcarsi dal rock più commerciale dando però vita a dischi piuttosto anonimi a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, seppure più sperimentali e originali dei precedenti.

Questo Fantaisie Militaire del 1998 segna però un deciso punto di svolta: insieme a un gruppo di musicisti di altissimo livello (tra cui Rodolphe Burger dei Kat Onoma e il chitarrista dei Portishead Adrian Utley) e grazie all’apporto decisivo dei testi visionari e surrealisti di Jean Fauque, Bashung dà alle stampe un disco estremamente compiuto, capace di essere allo stesso tempo sperimentale (Samuel Hall) e tradizionale (La nuit je mens) con la medesima incisività, e capace di muoversi con sorprendente freschezza seppure all’interno di brani tendenzialmente cupi ed ermetici. La già citata La nuit je mens è senz’altro il gioiello dell’album nonché il brano più accessibile, magnifico ritratto di un amore intenso e proprio per questo inquieto, tormentato e costantemente in movimento, caratteristiche che peraltro ricorrono spesso nei testi e nelle musiche dell’intero disco.

Insieme ai dischi successivi (L’imprudence e Bleu pétrole), Bashung indica una nuova strada per la musica rock francese, una strada indubbiamente impervia ma slanciata verso l’Europa, aperta alle contaminazioni e all’incontro, capace di superare la barriera linguistica (ammesso che sia una barriera…) con un elevato tasso di raffinatezza e ricerca musicale.

La carriera di Bashung si interrompe bruscamente con la sua morte, avvenuta nel 2009 a soli 62 anni per un tumore al polmone, lasciandoci comunque tre album di assoluto valore e da cui, si spera, le nuove generazioni del rock francese possano ripartire.

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