Ritrovato il grande successo e una forte comunione col suo pubblico, Alan Bashung torna sulle scene nel 2002 spiazzando tutti ancora una volta con il disco più ambizioso della sua carriera. Se Fantaisie Militaire, pure con il suo pessimismo di fondo e un'ombrosità diffusa, lasciava spazio a qualche lampo di luce, L'imprudence è un disco totalmente cupo, criptico, spigoloso, ma per molti versi rappresenta probabilmente l'apice assoluto della carriera del nostro Bashung.


La parte musicale si arrichisce ulteriormente, raffinando le sperimentazioni dell'album precedente con arrangiamenti di grandissima raffinitezza e sensualità. La presenza pervasiva degli archi, orchestrati dal compositore di colonne sonore Ludovic Bource, è sicuramente decisiva nel dare ulteriore profondità alle sonorità oscure e claustrofobiche di brani come Je me dore e Noir du monde. Parallelamente si affianca una sezione ritmica a cui viene data grande libertà creativa, in quanto imbottita di nomi di culto del jazz e del rock contemporaneo tra cui Arto Lindsay (uno dei padri della scena No Wave newyorkese), Mino Cinelu (percussionista francese già collaboratore di Miles Davis e dei Weather Report) e, dulcis in fundo, Marc Ribot, storico collaboratore di Tom Waits nonchè uno dei chitarristi preferiti in assoluto del sottoscritto. E direi che non c'è molto altro da aggiungere.


Le meravigliose liriche di Jean Fauque qui trovano la loro massima espressione e anche una maggiore centralità all'interno delle strutture musicali di Bashung, che nei dischi più rock a volte finiscono per comprimere e soffocare un po' la potenza immaginifica ed evocativa del poeta francese. Questa maggiore attenzione ai testi dà vita a brani assolutamente unici come Tel, dove la musica è costantemente sospesa e trascinata in balìa della parola (non a caso è il disco in cui Bashung fa maggiormente uso di recitativi, come nella tribale e allucinata Jamais d'autre que toi).


Solitamente nelle recensioni tendo a non esagerare nei giudizi, e perciò voglio sinceramente sottolineare la grandezza di questo disco, dove l'insieme delle componenti musicali, liriche ed esecutive raggiunge vette non più superate da Bashung, e che molti cantautori europei di rilievo non hanno mai neppure pensato di scalare.
In Italia il disco non è reperibile sui vari siti di streaming, e su YouTube non si trovano più di due o tre pezzi, mentre paradossalmente è molto facile reperirlo in versione fisica. Forse durante l'ascolto vi sentirete a volte straniati, un po' sballottati, ma mai delusi, perchè i grandi dischi non possono mai deludere. E L'imprudence lo è.

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