E tu dov'eri quando il mondo ha smesso di girare, quel giorno di settembre?

L'11 settembre ha lasciato cicatrici molto profonde nel tessuto sociale dell'America, nella gente comune come negli artisti. E ognuno, come è giusto che sia, ha reagito secondo la propria sensibilità, la propria cultura e il proprio modo di essere.

Tra i cantanti americani c'è chi ha preferito non occuparsene, tenendosi per sé le proprie idee, le proprie speranze e le proprie paure; c'è chi ha reagito in puro stile repubblicano (ed è il caso di una buona fetta di artisti legati alla country music, tradizionalmente di stampo iperconservatrice), irridendo e/o sfanculando interi popoli e paesi di religione islamica (non ultimo un autentico mito della country music come Hank Williams jr., che ha appositamente reinciso la sua "A Country Boy Can Survive" nell'album "Almeria Club", con un nuovo testo ed il nuovo titolo "America Will Survive"); c'è chi ha agito in modo diametralmente opposto, come ad esempio Merle Haggard, altro gigante della country music e del cantautorato americano, che a quanto pare non ha mai potuto troppo soffrire l'amministrazione dell'ex presidente Bush.

E poi c'è chi, come Alan Jackson, ha deciso di occuparsi di buoni sentimenti, e lo ha fatto così bene che è riuscito a comporre un testo spettacolare ed estremamente emozionante, con il raro pregio di essere commovente senza scadere nel sentimentalismo sdolcinato.

La canzone in questione, autentica perla dell'album, si intitola appunto "Where Were You When The World Stopped Turning", e rispetta in pieno gli stilemi della country music più autentica, che richiede ad una canzone due soli requisiti: "three chords and the truth", tre accordi e la verità.

La melodia semplicissima ed immediatamente orecchiabile, l'arrangiamento eccellente (con tanto di sviolinata in crescendo nel finale) e la voce emozionante ed emozionata di Alan hanno fatto breccia nel cuore degli americani, tanto che l'album, trainato da questo singolo, ha varcato le tradizionali barriere della country music per arrivare al primo posto anche nelle classifiche pop.

E tu dov'eri quando il mondo ha smesso di girare, quel giorno di settembre? Cosa hai fatto? Cosa hai pensato? Come ti sei sentito? Hai urlato di rabbia o di paura, hai pianto, hai pregato, all'improvviso ti sei sentito solo, hai chiamato tua madre per dirle che le volevi bene, ti sei fermato a parlare in strada con gente che non conoscevi, ti sei soffermato a notare il tramonto per la prima volta dopo anni, hai fatto la fila per donare il tuo stesso sangue, o semplicemente sei rimasto a casa, abbracciato stretto alla tua famiglia, ringraziando Dio per avere qualcuno da amare... e così via.

Per il resto, l'album ricalca in pieno lo stile che dagli anni '90 ha reso Alan una star, con quell'equilibrio perfetto tra acustico ed elettrico ad accompagnare storie semplici che vanno dritte al cuore.

Si tratta, in generale, di un album eccellente per gli amanti dei suoni di Nashville e dintorni, e comunque tendenzialmente gradevole (tranne alcuni episodi sin troppo honky-tonk) anche per chi invece la musica country non l'ha mai digerita. In conclusione, 5/5 per gli amanti della musica country (come il sottoscritto), 3/5 per tutti gli altri.

Buon ascolto!

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