"Watchmen" di Alan Moore (Testi) & Dave Gibbons (Disegni), colori di John Higgins (Gbr) Miniserie in 12 Volumi 1986-87 Dc Comics. In Italia originalmente pubblicato tra il 1988 ed il 1990 nel periodico "Corto Maltese" edito dalla Rizzoli. Altre edizioni poi pubblicate ancora da Rizzoli (1993), Play Press (1997 e 2002), nella "Serie Oro" di "La Repubblica" (2005) e dalla Planeta-De Agostini, in un unico volume, (2007)
"Graphic novel è soltanto un termine pseudo-nobile per dire fumetto, coniato da chi fumetti non li legge e crede che siano cose per bambini e quindi si rifugia in una terminologia che sin dalla base necessita di fare riferimento a un altro tipo di arte, la letteratura. Ti sembrerò pignolo ma ti giuro che lo stesso Moore ha più o meno espresso lo stesso concetto un sacco di volte." (Ghemison)
"La più famosa storia di superoi di tutti i tempi in realtà non vede come protagonisti dei superoi" (Andrea G.)
Corre l'anno 1985: Richard Nixon, dopo esser sfuggito...
...in modo poco chiaro allo scandalo "Watergate, è al suo quinto mandato presidenziale consecutivo: frutto dell'abrogazione del XXII emendamento da lui proposta anni prima. Gli Stati Uniti hanno vinto la Guerra del Vietnam ma il mondo è ancora sotto la minaccia dell'incubo nucleare. L'Unione Sovietica e gli States infatti non hanno per nulla rinunciato alla corsa agli armamenti anche se gli americani hanno a disposizione un'arma difensiva superba: Jon Osterman alias Dr. Manhattan (dovrete leggere il fumetto per capire il motivo). La "piccola" vicenda dell'omicidio di Edward Blake, a New York, sarà la prima schermaglia di un complotto di dimensioni planetarie atto a sconvolgere questo status quo.
In questo "presente" alternativo si muovono degli uomini...
...che per propria volontà e senza possedere nessun superpotere (l'unico ad averne è il Dr. Manhattan) hanno deciso d'intraprendere la strada dell'"avventuriere in costume" che in altri universi fumettistici è riconducibile a quella del supereroe (parola che qui non viene mai pronunciata) con le responsabilità ed i pesi che ne derivano ma senza nessuna possibilità metafisica di evitare eventuali spiacevoli conseguenze. L'eroe dell'universo narrativo di "Watchmen" è quindi umanemente corruttibile da ansie, frustrazioni, questioni esistenziali e non può fare appello a nessuna "illuminazione" divina (topos letterario tipico del genere, almeno fino a quando proprio "Watchmen" ne sconvolse i canoni) per districarsi tra valutazioni etiche e prese di posizione determinanti per il futuro stesso del pianeta. Essere "eroe" nel mondo descritto da Moore è molto più simile alla condizione del capro espiatorio che non a quella di un dio.
Ogni cosa, ogni piccolo evento che accade...
...in questo mondo non è mai privo di significato: l'autore continua a tessere la propria trama continuando ad includere piccoli e grandi indizi: riferimenti, via via sempre meno celati, a quella che dovrebbe essere un'ovvia conclusione e che invece finisce per essere proprio tutto il contrario di tutto. Non esiste una distinzione certa tra il bene ed il male in "Watchmen": così quello che, in altri contesti, dovrebbe essere il cattivo è semplicemente un essere umano che "lavora" per il bene comune. E' importante rendersi conto che abbiamo a che fare con degli uomini e non con dei superoi o con dei "villains" classici. Ma, anche se non lo facessimo, è lo stesso modo di "pensare" dell'antieroe di turno che va (soprattutto verso la conclusione) a ricordarcelo: come sono lontani i tempi in cui il malvagio provava più piacere a svelare il piano all'eroe senza macchia, in un apoteosi di autocompiacimento volta pure a catturare l'ammirazione della controparte, che non a vederlo attuato! Qui no. Nessuna spinta dovuta all'ego smisurato del primo mascherato a caso che ci viene in mente. Qui le parole d'ordine sono pragmatismo e funzionalità.
E' un rincorrersi di storie incastonate l'una nell'altra e di...
...strutture portanti che vengono spesso trasfigurate e rappresentate anche in avvenimenti che sembrano superflui e/o personaggi apparentemente di puro contorno. Addirittura Moore si diverte a donarci una plausibile lettura ed interpretazione della sua opera e lo fa inserendo quel "fumetto dentro al fumetto" che sono le vicende narrate nelle "disgressioni" de "I Racconti del Vascello Nero" in cui i temi della paranoia e del panico da "complotto" vengono sviscerati e dati in (anti)pasto ai lettori quasi per prepararli ad un boccone ben più amaro. Ma se la tecnica della "metanarrazione" la fa da padrona non meno stupefacente è l'uso, raffinitatissimo, di un linguaggio simbolico da leggere sempre a più livelli: profetico, psicologico, letterario (con riferimenti sia alla letteratura classica che a quella moderna). Senza tralasciare i continui rimandi all'ipotetico contesto storico descritto e ai suoi parallelismi con il mondo reale.
Un discorso a parte, tralasciando la narrazione, lo merita...
...l'aspetto grafico che per i tempi fu abbastanza innovativo: Gibbons infatti decise (certo, la particolarità della struttura narrativa gli venne incontro) di adottare una tipologia di lavoro molto più accostabile alle tecniche usate nell'arte cinematografica che non alle classiche tavole usate nella "letteratura a fumetti": inquadrature apparentemente "fuori contesto" con disegnati ampi ambienti o piccoli dettagli invece che i protagonisti "in scena" furono le più caratterizzanti tra le idee proposte. Insieme con la decisione di eliminare (o quasi) gli effetti onomatopeici.
Questo mio scritto vuole essere una recensione...
...e non un trattato sull'opera in questione e quindi mi fermo qui anche se tanto si potrebbe (e si dovrebbe dire): le influenze avute e quelle date, i temi della responsabilità derivanti dalla "divinizzazione" dell'eroe, la personalità stessa di Moore ed il suo essere sempre "contro" sono tra queste ma rischierei di occupare fin troppo spazio perciò chiedo la vostra collaborazione nel rendere più completa possibile questa pagina.
Grazie...
C.G. (Girlanachronism)
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