Quando un recensore mette un voto del genere a questo film, è bene che premetta quello che molti (molto spesso) fanno, perciò lo farò: io sono un convinto floydiano. E so anche che ci sono ben 2 recensioni su tale opera, e mi avvalgo della libertà d'espressione (ammesso che esista veramente). Andiamo avanti.

Il film in questione, è chiaro, è tratto dal mitico concept dei Pink Floyd del 1979, ovvero "The Wall", un'opera ancora in alto nelle classifiche di vendita in tutto il mondo, in generale uno dei più grandi successi commerciali della musica. Un disco che a molti ha cambiato la vita, ma sui cui alcuni fan hanno discordato. In ogni caso, un must del genere cui appartiene. Passiamo al film, diretto dal buon Alan Parker nel 1982, quindi circa 3 anni dopo. Certo un progetto ambizioso, non essendo facile rappresentare un'opera auditiva in audiovisiva. Nonostante questo le intenzioni sono buone perciò, dopo un inizio molto lento, il film si apre sulla storica "In the flesh?", col suo ritmo rockeggiante, adatto ad accompagnare un gesto di "abbattimento", come ci appare chiaramente. Ma preferirei non soffermarmi sulla musica, dato che la conosciamo tutti, e tutti sappiamo quanto sia bella ed espressiva. Arriviamo perciò ai punti deboli che sicuramente ha quest'opera. In primo luogo l'eccessiva ricerca di uno stato di malessere. Mi spiego: l'atmosfera del film è troppo claustrofobica in alcune scene, e la sofferenza dell'autore è portata troppo all'estremo, quando io invece lo vedrei molto di più in uno stato di passività (come giustamente altre scene sottolineano). Ma questo è solo un primo punto, e vorrei entrare ancora di più nello specifico. Prendiamo "Comfortably Numb", un brano davvero splendido, di cui tutti ricordiamo certamente gli assoli di chitarra e le voci che vi figurano: ecco, per me la scena che accompagna questo momento è davvero sbagliata. Molta della psichedelia che in altre scene è stata abusata, qui manca; trovo sia una canzone che richiede ben più inventiva nella rappresentazione, anche magari con l'utilizzo dei fantastici disegni che caratterizzano il resto del film.

E adesso veniamo giustamente a questo: le scene disegnate sono il punto forte di quest'opera, a partire da "Goodbye Blue Sky", che mette in scena una parabola sulla guerra (argomento su cui è poi incentrata la vicenda di Pink) con dei terrificanti aerei/aquile dagli artigli letali; c'è poi "Don't leave me now", dove la persecuzione dei ricordi è ben resa da un mostro che mette all'angolo il nostro protagonista; ma un'altra scena veramente splendida è quella di "Empty Spaces", dove la matita disegna il famoso, terrificante (a mio parere) muro bianco, simbolo di guerra ma anche di "perfetta uguaglianza" fra i soldati, che altro non sono che bianchi (quindi senza personalità) mattoni in una grande struttura di morte. In questo momento è stata aggiunta una parte non incisa sul disco del '79, con un testo molto interessante. E con questo spunto torno ai difetti: dove è finita "Hey you"? E' l'unica traccia mancante. Perché? Mi spiace, ma è un punto di svantaggio. Eh sì.

Saltiamo al finale, la scena più riuscita, quella che si "incolla" perfettamente al brano cui appartiene: "The Trial". Una scena che solo ascoltando il disco mi ero immaginato praticamente uguale. Qui ricompaiono tutti i personaggi fondamentali della vicenda: il prof. di Pink, la madre, la donna, e infine il crudele giudice, che lo condanna senza pietà. Una conclusione perfetta.

Molte cose sarebbero da dire, e so che questo discorso è un po' confuso (anche se penso che la mia posizione sia chiara), ma andiamo a tirare le somme: la regia non si può dire che brilli, anzi appare come "inesperta"; lo sforzo comunque è degno di lode, vista la difficoltà di tale impresa in generale; le scene disegnate sono fantastiche, mentre altre sono poco curate, e alcune rendono difficoltosa o addirittura noiosa la visione; la musica è perfetta, ovvio. Infine aggiungo un altro punto a favore, ovvero lo scopo "istruttivo" del film: nel senso che quando l'ho visto mi ha aiutato a capire meglio il significato(/i) dell'intero disco, e inoltre me l'ha fatto apprezzare di più a livello puramente uditivo.

Facendo una media matematica nella mia testa, il risultato è un quasi perfetto 3 su cinque.

Carico i commenti...  con calma