La Reggia di Versailles conta 2.300 stanze e, in origine, non aveva fognature e nessuna stanza da bagno. Nei periodi di massima affluenza, tra cortigiani, soldati e personale, poteva ospitare fino a 10.000 persone, il che rendeva espletare bisogni fisiologici un’esperienza creativa, essendo a disposizione solo vasi da notte e i giardini. Tuttavia nei film ambientati all’epoca, questo dettaglio viene spesso ignorato a favore di sontuose messinscene.
Se Marie Antoinette di Sofia Coppola trasforma Versailles in un paradiso glamour e rock, A Little Chaos almeno si sporca un po’ le mani – letteralmente. Il film segue la costruzione dei giardini di Versailles (i bagni erano ancora da venire) mescolando personaggi reali e immaginari. André Le Nôtre, interpretato da Matthias Schoenaerts, fu l’architetto incaricato dell’opera, mentre Kate Winslet è Sabine de Barra, nel ruolo fittizio ma quasi credibile di una paesaggista costretta al lavoro da una vedovanza precoce.
Senza eccedere in sentimentalismi, il film intreccia la costruzione di una parte dei giardini con la nascente relazione tra André e Sabine. Tra gli inevitabili ostacoli c’è Madame Le Nôtre, interpretata da Helen McCroy, più nota come Polly in Peaky Blinders. Nonostante le sue disinvolte trasgressioni, Madame Le Nôtre è gelosa e vendicativa, pronta a sabotaggi ben calcolati. Anche il passato doloroso di Sabine ostacola la storia d’amore, rivelandosi in una scena toccante ma forse troppo melodrammatica e anacronistica, in cui Sabine reagisce più come una donna dei nostri tempi che come una signora del XVII secolo.
Alan Rickman, prematuramente dipartito, alla sua seconda e ultima regia, interpreta un Luigi XIV regale ma stanco, un Re Sole oscurato da nuvole, in cerca di temporaneo sollievo dal proprio ruolo.
Il film inciampa qua e là nel patetico, ma funziona grazie all’interazione tra i personaggi e a una fotografia che valorizza la fatica del lavoro: fango, detriti e natura indomabile fanno da contraltare all’utopia dell’ordine perfetto. Il finale, girato nel vero Bosquet de la Salle de Bal di Versailles, chiude il cerchio: il caos può essere progettato, ma mai del tutto domato. In questo contesto, il titolo italiano Le Regole del Caos – oltre a essere un ossimoro – suona quasi come l’opposto dell’originale.
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