Impietosamente bollato ancora oggi, per chi lo ricorda, come pazzo, schizzato, tossico, ma soprattutto come "quello che cantava Rock'n'roll Robot", Alberto Camerini non se l'è mai presa. Ha continuato a fare il suo lavoro, disco dopo disco, nel silenzio più assoluto, ma sempre precorrendo - del tutto inosservato - regolarmente i tempi. Il destino del predicatore nel deserto, di chi non ha mai avuto la ventura di trovare qualcuno disposto a offrirgli ascolto.
Eppure, Camerini stava provando a regalare alla nostra musica il lasciapassare d'accesso verso qualcosa di epocale, proponendo con inventiva e bravura fuori dal comune ritmi e sonorità – il punk e lo ska prima di lui nel Belpaese non si sapeva neanche che roba fossero - che da noi si sarebbero imposti solo più tardi, accompagnati dai solenni squilli di tromba che la critica "di un certo livello" dedicherà poi a questo o quell'artista solo perché il suo nome e cognome suonava più straniero di un altro. Qualcuno magari cominciava ad averne già abbastanza di questi cantantucoli che, in tutti i modi, cercavano di apparire scomodi e il più possibile "diversi", infarcendo i loro testi di "roba" proibita: le lamette tagliavene della Rettore, il malcelato travestitismo di Renato Zero, le bollicine e il fegato spappolato di Vasco Rossi. E, in mezzo a loro proprio lui, Alberto Camerini, con la sua "Droga (aiutami dottore)", il suo "Pane quotidiano", le sue bizzarre filastrocche, la rivisitazione in chiave anfetaminica dei grandi classici della fiaba (Cenerentola in questo disco, il suo primo, e, qualche lp più avanti, Alice nel Paese delle Meraviglie che, guarda caso, fa rima con pastiglie), la polemica fanciullesca contro i simboli del progresso - "La straordinaria storia della televisione (a colori)" e, sempre per restare in tema e, soprattutto, senza volerci distaccare dall’album che recensiamo, la bellissima "Tv Baby".

Ma forse è proprio questa l’identificazione più azzeccata di Alberto Camerini: un bambino. Che, in quanto tale, è legittimato a parlare di tutto, tanto gli adulti non gli danno retta. Trattandolo, anzi, come una sorta di alieno - ascoltatevi, per averne riprova, "La ballata dell’invasione degli extraterrestri" -, semmai ridendo dell’evidente assurdità delle cose che dice, proprio perché è un bambino immaturo che un giorno crescerà.

Camerini, invece, era già grande allora, in quel 1976 di Cenerentola e il pane quotidiano: acido e cattivo quanto basta, e proprio per questo tremendamente incompreso. Uno con le sue idee in America sarebbe esploso al 100%. Anche in Italia, in verità, avrebbe potuto, magari scendendo a patti con il commerciale, come fece il suo amico Finardi Eugenio dopo quattro eccelsi dischi, uno più sfortunato dell’altro: ma Alberto non è caduto nella trappola. Di fronte all’alternativa, neanche certa, di avere qualche soldo in più, ma senz'altro meno dignità professionale, lui ha detto no, grazie. Ed ha preferito rimanere com'era. Un bambino immaturo che un giorno crescerà.

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