C'è un luogo.
Nella testa, nel cuore o nell'anima. Non nella mente però.
Quel luogo è l'eden di ogni uomo: la creatività che va oltre il razionale.
Dicono che siamo creativi tutti da bambini e con l'arrivo dell'adolescenza diventiamo sempre troppo razionali, sempre troppo inclini ad un certo snobbismo che spinge a diventare caricature di una società agli sgoccioli. Con l'età adulta, poi, intossicati da tendenze, ipocondrie e depressioni, ci spingiamo verso un totale annullamento dell'absurde, per dedicarci a quello più "facile" della ragione e della razionalità.
Ci sono però quei casi eccezionali che vanno da Bunuel, a Pasolini, da Miike a Sade, da Dalì a Shozin, che riuscirono nella loro vita a sconfiggere il banale approccio a loro intorno. E con tanta gioia faceva parte dell'assurdo clan anche Alberto Cavallone, uno dei migliori registi italiani mai esistiti e, ovviamente, sconosciuto. Questo tanto per confermare quanto l'Italia contemporanea (e non parlo dei critici, ma del Cinema in generale) sia un continuo decadere di luoghi comuni, banalità assortite e di interesse culturali pari allo zero assoluto.
Cavallone era il non-plus-ultra del surrealismo italiano: riusciva a rompere quelle stucchevoli regole fisiche/logiche/pragmatiche e ti scombussolava il cervello con una telecamera e un paio d'attori. In un fotogramma raccoglieva vita, morte, distruzione, sesso, degrado. Ti mangiava il cuore, te lo vomitava, ti faceva a pezzi la dignità e te la evirava tra i fianchi.
Ed è "Spell" il suo fottuto, fottutissimo capolavoro.
L'isteria dell'amore tra le mura domestiche, in un fottuto fottutissimo e casto paesello campagnolo dove tutti sono alla ricerca della propria soddisfazione dignitosa e sessuale. Ha veramente senso parlarne quando è quel genialoide finale a parlarne da solo? La collera di un cervello spezzato e completamente vuoto, sostituito dallo sguardo nel seminale. Nel profondo e recondito luogo dove l'orifizio femminile si nasconde in un placido locus amenus di carne.
Arte
Arte
Arte
Arte
e basta.
Trovate la mia rece snob/intellettuale/fottutamente saputella e priva di senso?
Avete ragione.
Ma bisogna essere veramente così razionali per vivere? Si può abbandonare l'inutile ragione per lasciarsi guidare da quella creatività persa per sempre?
Ha veramente senso esprimere un giudizio conciso abbandonando la mente e lasciandosi trasportare dal cuore? Certo che sì.
E spell ne è la prova: Un film che viene dritto dalla parte sinistra del cuore.
Violento, celebrale, arguto e bellissimo. Uno dei grandi capolavori del cinema italiano.
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