Fuori Yngwie, dentro Steve. È il 1985 e dopo il buon successo di "No Parole From Rock 'N' Roll" gli Alcatrazz, capitanati dal carismatico cantante Graham Bonnet, noto ai più per aver militato nei Rainbow di "Down to Earth", sfornano "Disturbing the Peace".

Strano a dirsi, nonostante l'ingombrante presenza, Vai non gioca a fare il Vai (sebbene sia già possibile intravedere schegge di "Passion & Warfare" in Wire and Wood): "Disturbing the Peace" non è una vetrina per chitarra, ma un buon album di hard rock ottantiano, in cui una discreta sezione ritmica consente a tastiera e chitarra di gestire i propri spazi senza che l'uno prevarichi sull'altro. Su tutto svetta la potente voce dello stratosferico Bonnet.

Pezzo da novanta, nonché grande apripista, è God Blessed Video, tipico brano della fu MTV era, che mette subito in chiaro qual è la direzione del disco: canzoni ritmate, chitarra accattivante e la tastiera a dare un taglio pop. Su questa falsariga si muovono gli altri pezzi forti: Painted Lover, Wire and Wood (con grande assolo di Vai), Sons and Lovers. Trovano spazio anche brani più cadenzati ma non meno accattivanti, come la potente Mercy o l'intrigante Desert Diamond, così come brani poco riusciti: Lighter Shade of Green è un breve spazio per il funambolico Vai, che si diverte come un bambino a fare tapping e leziosi giochi di leva, e Will You Be Home Tonight è un maldestro tentativo di ballata "keyboard-driven", per non parlare di Breaking the Heart of the City.

Pur non essendo un disco universale, che sarà tuttavia apprezzato dai fans di Bonnet e Vai, "Disturbing the Peace" resta una valida testimonianza sullo stato di salute della musica rock negli anni ottanta, un'epoca certamente poco benevola nei suoi confronti, un'epoca nella quale gli Alcatrazz, assieme ad una manciata di artisti, seppero destreggiarsi in maniera dignitosa.

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