Dopo aver parlato dei Darkthrone e il loro ritorno al genere prediletto, c'è uno scenario simile anche per gli Alcest.
Alcest: progetto sempre interessante capeggiato dal mastermind Neige (voce, chitarra, basso, tastiere) e Winterhalter (batteria), definibile Blackgaze in sostanza. Genere relativamente recente che propone un mix di Black Metal, Shoegaze e Post-Rock.

Neanche un mese fa se ne escono con questo disco intitolato "Kodama", che in giapponese può significare sia "eco" e sia "spirito d'albero", e quest'ultimo stupisce un po' tutti poichè vede gli Alcest di nuovo in veste Blackgaze al 100%.
Per chi ignorasse la loro storia discografica: gli Alcest nascono nel 1999 come trio Raw Black Metal su idea di Neige, successivamente all'abbandono degli altri due membri diviene totalmente progetto solista del sovracitato che rilascia il debutto "Souvenirs d'un autre monde" (da one man band; da considerarsi il loro capolavoro), iniziando un cammino Blackgaze. Nel 2009 entra a far parte Winterhalter, con cui compone tre dischi prima di questo: "Écailles de lune", "Les Voyages de l'âme" e "Shelter", usciti tutti a distanza di due anni tra di loro.

La novità dov'è? Le novità maggiori sono due: ritorniamo a sentire più sonorità vicine al Black Metal non solo dal punto di vista "chitarristico" e soprattutto gli scream di Neige, una cosa che non accadeva dal 2010 con "Écailles de lune". Nessuno se l'aspettava dopo "Les Voyages de l'âme" e "Shelter", in cui gli Alcest si erano praticamente abbandonati ad uno stile più soft, diciamo, e più Shoegaze.
"Kodama", inoltre, è un concept album, incentrato sul confronto tra il mondo naturale e il mondo umano; ispirato dal film d'animazione "Princess Mononoke". E questa è la seconda novità, che sua volta non accadeva dal debutto (2007), in cui Neige con musiche e testi viaggiava in una dimensione lontana, nel suo personale mondo dei sogni.

Nonostante le novità, gli Alcest con questo album non mi hanno pienamente convinto. 6 brani per una quarantina di minuti, proprio come "Écailles de lune" ma decisamente inferiore, volendo fare un paragone.
Possiamo trovare "Je suis d'ailleurs" e "Oiseaux de proie", dove la ruvidità e l'angoscia del Black Metal ha modo di incontrare in maniera perfetta le voci e le sonorità eteree. Composizioni molto equilibrate e anche variegate, accompagnate da un'ottimo uso dell'effettistica per quanto riguarda la chitarra e le libere incursioni di batteria per mano di Winterhalter (grandi performance per lui in questo disco).
Purtroppo, però, dall'altra parte si possono trovare gli Alcest in una versione un po' prolissa e con un songwriting e riffing che lasciano un po' a desiderare. Mi riferisco in particolare all'opener "Kodama" (dove non si hanno ancora cenni di Blackgaze) e la successiva "Eclosion", arrivando per entrambe a 9 minuti, che questa volta sono un po' eccessivi.
Per tutto l'album mi sono costantemente ritrovato a pensare "Eh! Mica male, cazzo!" e "Dove vogliono arrivare?".
Insomma, l'inizio mi aveva in parte scoraggiato ma nel complesso un buon disco. Hanno senza dubbio fatto di meglio in carriera.

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