Gli Alda hanno tutte le caratteristiche per far parte della corrente black metal americana degli ultimi anni, che ha visto spuntare come funghi band, spesso provenienti da background non strettamente legati al metal, che hanno mescolato elementi della scuola scandinava a divagazioni post rock, shoegaze etc. Una scena che si è rapidamente saturata, come succede spesso per questi fenomeni della musica pesante, lasciandoci a mio parere non molti progetti veramente degni di nota sul lungo periodo.

“Tahoma” al primo ascolto sembrerebbe far parte di quest'ultima categoria. E' un disco fondamentalmente di maniera, che ruota intorno a soluzioni semplici e nemmeno troppo variegate, dove si incontrano un black metal molto melodico e atmosfere folk dal sapore “naturalistico”. Sulla carta perciò un disco come tanti altri.

E invece no.

“Tahoma” vive di un suono ovattato, lo-fi come la tradizione black metal richiede, ma senza l'acidità, stridulità e freddezza che contraddistingue la gran parte delle produzioni del genere. Questo suono morbido, unito allo spiccato senso melodico, gli evocativi e mai pacchiani passaggi folk accompagnati da voci calde e suadenti, danno un colore molto particolare a questo disco, un sapore primaverile che non avevo mai sentito in un disco black metal. Si tratta di un giudizio strettamente soggettivo, ma l'ascolto di questo album mi mette pace, serenità, in completa controtendenza con il genere.

Le già citate melodie sono l'altro grande punto di forza di questi americani, non particolarmente elaborate ma al tempo stesso molto riconoscibili, evocative ed emozionanti. La sezione ritmica che le sorregge non eccede mai in particolari tecnicismi, oscillando fra i classici blast beat, tempi punk che rimandano ai classici del crust, rallentamenti dove il pathos cresce a dismisura, il tutto rimanendo sempre in secondo piano privilegiando l'aspetto armonico.

Tahoma è un disco per me unico nel suo genere, per quanto - come già detto ad inizio recensione – possa sembrare l'ennesimo disco di un movimento ormai già saturo. Semplice, senza troppe pretese, ma capace di arrivare dritto al cuore.

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