Devo stare attento. Come Busi può tradurre perfino quello che nessuno ha mai scritto, ormai posso con efferatezza scrivere anche di un libro che non ho letto, devo stare attento...
Nella fattispecie sono facilitato da un titolo che è già di per sé un romanzo, sono facilitato perché conosco cosa significa vendere qualcosa da rappresentante che sono (e sono stato), sono facilitato perché conosco l'articolo intimo avendo accompagnato diverse volte un mio amico nei suoi raid di vendita da rappresentante di intimo che era, sono facilitato dalla trasparenza del collant, appunto.
E sono facilitato dal nolente destino da nomade che mi è spettato, lontano da radici e alberi genealogici che hanno lievitato un'idiosincrasia della normalità intesa come "carpe Diem". Dunque l'evoluzione psichica che si acquisisce sul campo delle vendite commerciali solletica la pineale nel cercare una lettura del pensiero del compratore. Il bello è che si gioca sempre fuori casa e per sopravvivenza si devono affinare doti di sparizione per evitare il più possibile di essere sbranati o, male che vada, saper indirizzare lo sbranamento limitando i danni e al tempo stesso piazzare l'articolo.
C'è pericolo che per osmosi la simbiosi tra le due parti non diventi troppo pericolosa. L'emporio "compra o muori" bisogna saperlo prendere con filosofia previo la possessione al dio della (s)vendita. La dicotomia amorale del vendere ad ogni costo contrapposta all'umana essenza non mi appartiene, perciò le derive che ne conseguono non infettano lo strato superiore di una consapevolezza che si rivela lucida nell'insistere a cambiare praticità in amore.
Ed ecco che l'amore ha bisogno di essere disilluso per non creare dualità, da qui il cambio di registro di "vendersi" con amore.
E si subodorano miserabili situazioni da tornaconto personale, tutto regolare se si vive sotto l'egida del dio denaro.
E insomma, la forza vitale di Busi si staglia oltre un'autobiografia di facciata e illumina la volontà d'intervenire per un cambio di paradigmi che ci avvicina alla verità, in barba alle convenzioni del noioso economic world a cui Aldo non vuole più giocare o, perlomeno, ritagliarsi un fazzoletto di terra dove non si debba praticare fellatio con l'ingoio.
Anche la scelta omosessuale non è funzionale a piaceri sodomitici ma contrasta il richiamo della specie di inseminazioni che delirano nell'anelare razze superiori di semidei piccolo borghesi che nella loro burinità si fanno anche mancare un ridicolo che in parte li monderebbe. È proprio vero che le colpe dei padri ricadono sulle teste dei figli. Solo Busi ha tagliato la parte marcia dell'albero genealogico. E così scorreggia e bestemmia sono lo stesso campo di gioco di una visita al museo e di un'acculturazione che è spinta da medesime vanità.
Resta il nulla, una tabula rasa di situazioni on the road dove i gesti gratuiti naufragano nell'essere pensati, dove antitesi di visioni del mondo si ritrovano al fine ad essere le stesse: "Quello che ho scritto di me, nei libri, è, in termini di cattiveria e di diffamazione in senso corrente, infinitamente superiore a quello che chiunque altro può mai sognarsi di dire. Perché io racconto anche le fantasie censurate, la zavorra dei sogni, il logorio della psiche senza oggetto a sé esterno, snido quello che attraversa la mente prima di farsi parola ufficiale. E questo non lo fa nessuno: perché lì c’è l’inferno, e io volevo banalizzarlo superandone i limiti" (Aldo Busi).
Mecojoni...
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