A dispetto della grafica di copertina, ultraspartana e ospedaliera, questo cd dell'etichetta svizzera Hat Hut Records contiene più di un motivo di interesse: sono anzi dieci, come il numero dei brani presenti, firmati da uno dei bei nomi della musica d'oggi, Aldo Clementi.
A parte il giovanile "Due studi" del 1956, questi pezzi sono stati composti nel 1979 ("Madrigale"), negli anni '80 (altri tre) e negli anni '90 (cinque). Gli organici sono cameristici: si va da un minimo di due strumenti per il "Duetto" (flauto e clarinetto), ai tre strumenti dei "Due canoni" (flauto, pianoforte e violino) fino a un massimo di nove per "im Himmelreich" e "Veni, creator" (in entrambi i casi per 3 archi, 4 fiati, vibrafono e celesta).
Ma al di là di questa ricognizione, la musica di Clementi si spiega da sola: non sentirete cacofonie né dissonanze in questo cd, i dieci brani scorrono piacevoli con dinamiche che non si avvicinano mai al forte, ci sono momenti di estrema densità alternati ad altri di tesa rarefazione, e nel complesso questa è una musica che non strilla né strepita ma che possiede fino al midollo l'arte della persuasione.
Clementi costruisce oggetti sonori che guarda venire alla luce e spegnersi nello spazio di pochi minuti: come accade in "Madrigale" per pianoforte preparato e strumenti: una stessa frase musicale, ripetuta di continuo, che dall'intricata densità iniziale si esaurisce in rallentando, come un carillon che perde la carica datagli dalla molla. Lo stesso succede in un altro brano, "Om dagen i mitt arbete" una melodia ripetuta all'infinito che muore in rallentando e con sempre minore intensità dinamica.
Fa uno strano effetto, ascoltare questi pezzi... E dove Clementi non usa l'artificio di rallentare il tempo, imbastisce tessiture densissime (nel "Duetto", nello "Scherzo", e altrove) che si sfaldano man mano che ci si avvicina alla conclusione. Con pochi mezzi, cioè organici strumentali ridotti, il compositore siciliano (nato a Catania nel 1925) costruisce impasti sonori di grande complessità che però hanno il dono della leggerezza, e non di rado avvinghiano l'ascoltatore nell'ipnotico pulsare di certe sonorità (quelle del vibrafono, per esempio, o il drone di un organo elettrico sullo sfondo).
Non fatevi dunque ingannare dalla copertina del cd: quella di Clementi è la musica di un protagonista di assoluto rilievo che per sua indole si è tenuto in disparte, evitando roboanti proclami. Ma quando siede alla scrivania a mettere insieme suoni, non sono in molti quelli che raggiungono il suo livello.
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