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Questa ragazza secondo me ha veramente un grandissimo talento e dopo un esordio convincente nel 2014, con questo secondo LP, intitolato 'Party' e pubblicato su Flying Nun Records e 4AD, non solo conferma quanto di buono aveva lasciato intravedere nel primo disco, ma fa ancora di più, pubblicando un album di rara sensibilità e dove mostra sia le sue grandi qualità come vocalist e performer che quelle come songwriter.
Accostata variamente a Marissa Nadler oppure Joanna Newson, la sempiterna Vashti Bunyan, adorata dalla pop-star Lorde, che l'ha definita come 'la migliore musicista in circolazione', la neozelandese Aldous Harding si avvale in questa occasione di un produttore e musicista d'eccellenza come John Parish, oltre che della collaborazione di uno dei più apprezzati musicisti nostrani, cioè Enrico Gabrielli.
Il risultato è 'Party', cioè un disco sorprendente e dove è veramente difficile trovare punti deboli.
Si alternano all'interno dell'album canzoni e episodi più minimal come la introduttiva 'Blend'; 'Living The Classics' e What If Birds', canzoni caratterizzate da un sound rarefatto e allo stesso tempo evocativo e che si specchia in una certa psichedelia anni sessanta; 'I'm So Sorry', dove mostra notevoli e caratteristiche doti da chanteuse, probabilmente anche divertendosi giocando con la sua voce.
Qualità vocali che sono particolarmente performanti in occasione di 'Imagining My Man', espressione di un cantautorato già maturo e consapevole per un'artista del resto ancora giovanissima (classe 1990) e chiusa da uno spettacolare gioco di fiati, oppure nella malinconica title-track 'Party' oppure in 'Horizon' o ancora nella conclusiva piano song 'The World Is Looking'.
Particolarmente caratteristico in ogni caso l'uso dei cori, presente nella maggior parte delle canzoni e che unito a quella che possiamo definire una certa duttilità espressiva di Hanna (il nome di battesimo di Aldous Harding), costituisce una componente sperimentale che potrebbe attrarre curiosi anche non soliti ascoltare questo tipo di musica.
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